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Vi spiego perché Hollande (in parte) ha fallito

È da un anno che Francois Hollande è alla guida della Francia. Alcune decine di migliaia di persone si sono date appuntamento ieri in piazza della Bastiglia per manifestare contro le politiche di austerity del governo. Oggi la stampa francese (con i numeri in mano) sosteneva che questo è stato un “annus horribilis” per il paese in materia economica e sociale.

In un’intervista con Formiche.net, Jean-Pierre Darnis, responsabile di ricerca dell’Istituto Affari Internazionali (Iai) spiega perché Hollande non è riuscito (neanche volendo) a mantenere le sue promesse e come ha subito i nuovi meccanismi di governance europea. Ma anche come è riuscito a prendere qualche giusta decisione in materia di sicurezza non solo per la Francia.

I giornali francesi hanno massacrato Hollande. Secondo lei, qual è il bilancio di questi primi 12 mesi di governo?
Il bilancio è negativo, come quello dei primi 12 mesi di Nicolas Sarkozy. Ma a livello di percezione ci sono due aspetti da considerare: uno fisiologico e uno patologico. Sul piano fisiologico l’evoluzione si riferisce alla Quinta Repubblica, con la concezione di un uomo al centro del potere. Ma dagli anni ‘90 in poi, con l’integrazione europea e la globalizzazione, i poteri nazionali si sono ridotti. Si vota per un uomo, una specie di re parlamentare, aspettando che incarni certe politiche, ma il suo margine di azione oggi è ridotto. Poi, sul piano patologico, Hollande non è riuscito a fare quello che si sperava di lui. Ha una personalità mite, tranquilla, non vuole lo scontro. Cerca di ascoltare con un senso di moderazione e resta nel piano dell’inazione.

In Francia si è fermata la crescita, aumenta il debito e la disoccupazione. Qual è stato il peggiore errore di Hollande in materia economica?
Hollande non ha sbagliato. Semplicemente in questo momento in materia economica non ci sono margini di manovra. In Francia c’è un deficit nel budget. Il Paese non ce la fa. Deve fare dei tagli effettivi ma con tutte le lobby che ci sono in Francia (come in Italia) non è possibile. Lo Stato si impegna a salvare aziende che stanno per fallire. Ci sono binari stretti sui quali Hollande è rimasto prigioniero. Non può tornare marxista e non riesce ad assumere posizioni veramente socialiste/liberali, che sarebbe l’atteggiamento più adatto.

Ma secondo un recente sondaggio di Tnt Sofres Hollande è il più impopolare dei presidenti della Quinta Repubblica…
L’errore più grave di Hollande è sul piano morale della vita politica e sulla lotta alla corruzione. Lo scandalo del ministro delle Finanze Jerome Cahuzac è stato un colpo simbolico alla morale del governo Hollande. Ora non possono dire che, anche se non riescono a sollevare il paese dalla crisi economica, sono moralmente intaccabili a differenza della destra perché non è più così. Lì è ovvio che non si tratta di una volontà da parte di Hollande ma della cattiva sorte. Ma la politica, spesso, è anche fortuna.

Ci sono state buone riuscite, aspettative soddisfate da questo governo negli ultimi 12 mesi?
Sì, Hollande ha preso alcune decisioni riformiste. Per esempio, nella vicenda del Mali è stato veloce e bravo. In Italia c’è una lettura sbagliata delle motivazioni. L’intervento in Mali non è stato dovuto soltanto a interessi economici nazionali (anche l’Italia aveva interessi in Algeria) né alla condizione di ex colonia. C’era un pericolo di sicurezza internazionale reale, la minaccia di controllo da parte dei terroristi in una zona importante. Hollande ha fatto quello che doveva con un peso internazionale forte. Anche sui matrimoni gay ha dato un segnale sociale importante come figura socialista.

Esiste il rischio di un’esplosione sociale in Francia?
È impossibile prevedere le cose che potrebbero accadere ma esistono delle tensioni con lobby e sindacati che sono capaci di bloccare il paese.

Cosa può fare Hollande per riprendersi nei prossimi mesi?
Pregare perché i fattori esterni migliorino e la situazione interna sia più facile da gestire. E poi un Hollande coraggioso potrebbe cavalcare l’onda dell’impopolarità. Tutte le azioni necessarie per ripristinare la situazione sono impopolari e potrebbero dare risultato a lungo periodo, tra tre o quattro anni. E certamente le soluzioni passano attraverso un ulteriore sforzo di integrazione europea: per il momento la Francia è parecchio assente dal dibattito europeo. Un rilancio politico sarebbe opportuno, anche per rinsaldare i legami con la Germania, spesso presentata come fonte di tutti i mali. Ma per fare questo bisogna prendere di petto la realtà e imporre una visione, anche scomoda per una parte dell’elettorato. Hollande sembra intrapollato nella navigazione a vista per contenere la crisi e non indispettire la sua maggioranza.

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