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Ruffolo: Socialismo italiano ed europeo o caos come caotico

Un tempo, nel ’68, lo slogan marxista ‘socialisme ou barbarie’  uso’ ‘socialisme’ per dire ‘rivolta’ allo status quo edificato dall’establishement capitalista. Rivolta che chiamo’ subito la repressione per il mantenimento dell’ordine sociale. Fu anche rivolta al ‘Padre-Pci’ deludente che non onoro’ la promessa della ‘liberazione’ dell’uomo. Sfociata nel terrorismo e nelle braccia accoglienti del ‘padrone-editore’ che si voleva abbattere, la rivolta fu un vero fallimento! Oggi quello slogan va cambiato. Ma come? “Socialismo europeo per gli Stati Uniti d’Europa o caos, nel senso di caotico, come il momento che stiamo vivendo”, risponde l’economista socialista Giorgio Ruffolo, la cui storia politica ha attraversato dall’interno quella della sinistra e della Repubblica italiana. Collaboratore tra i piu’ ascoltati di Antonio Giolitti, l’ispiratore, negli anni ’60-’70 quelli del centro-sinistra, unica stagione riformatrice, della programmazione economica, Ruffolo si pone davanti alla crisi della sinistra senza cancellare con un tratto di penna il passato. “La memoria storica serve per non rifare gli stessi errori. Tra il centro-sinistra di allora e quelli visti ai giorni nostri la differenza sostanziale sta nell’assenza di una strategia riformista: allora la bussola fu la programmazione economica con cui volevamo ‘democratizzare il potere economico’ e le riforme dovevano incidere sull’assetto di potere o meglio dei poteri, oggi si naviga a vista e le riforme incidono assai poco sulle diseguaglianze: quella della programmazione economica e’ stata una grande occasione persa dalla sinistra”. E, per essere stato nei Ds e poi coinvolto nella redazione del manifesto programmatico del Pd, Ruffolo individua le ragioni della crisi d’identita’ del Pd. “Non si e’ mai fatta chiarezza purtroppo sugli aspetti fondativi come sull’identita’ culturale, storica e politica: piu’ volte, e debbo citarmi, ho sollevato la questione, insieme al fatto che eludendola non si rispondeva all’anomalia italiana di un grande partito socialista inserito nel socialismo europeo”. Un po’ quello che chiedeva Bruno Trentin nel suo voler ‘morire socialista’. Altra occasione persa ma occorre andar avanti per rispondere adeguatamente al neoliberismo imperante ed arginare la deriva dei populismi falsamente progressisti che incitando alla ‘rivolta’ finiscono per chiamare quella repressione funzionale al rafforzamento della ‘dittatura neoliberista’ dei mercati finanziari. “L’impegno allora deve essere quello, per l’esaurimento delle esperienze dei partiti nazionali, di progettare un socialismo italiano, certo aggiornato, ma come socialismo europeo per arrivare gia’ nel 2014 [quando ci saranno le elezioni europee] agli Stati Uniti d’Europa, l’unica valdida alternativa all’Europa di oggi”. Quella dominata dallo schieramento conservatore neoliberista. Il Pd dovrebbe recuperare piu’ che il lascito di Palmiro Togliatti, come sostiene Giuliano Amato, quello di Giolitti e Trentin? “Non spetta a me dirlo, pur sapendo bene la risposta. Decidano in base all’esperienza storica e al progetto futuro”, chiosa l’economista ‘socialista e fiero di esserlo’.

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