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Apple tratta con le case discografiche per iRadio

Le ambizioni del gruppo guidato da Tim Cook in merito all’iRadio sono molto ampie, ma lo sviluppo del servizio da parte di Apple sembra avere subito una battuta d’arresto sul fronte degli accordi con le case discografiche. Ben felici di promuovere i loro brani musicali attraverso la radio online del gruppo di Cupertino, le case discografiche allo stesso tempo tentano di strappare condizioni più favorevoli nel settore che rappresenterà il futuro della radio.

Il Financial Times spiega che Universal Music ha già siglato un accordo con Apple mentre proseguono i negoziati con la seconda delle principali etichette musicali, Sony Music. Vicina anche un’intesa con Warner Music.

Apple avrebbe offerto inizialmente royalty di circa il 6% per ogni 100 canzoni suonate in streaming ma il valore percentuale è stato poi alzato al 12,5%, che equivale a quanto pagato da Pandora, il servizio di radio su Internet. Secondo quanto scritto sul FT non è però chiaro se Universal abbia accettato tale tasso e non è da escludere che  altre etichette vogliano di più.
Alcuni esperti del settore musicale riferiscono che Apple – con oltre 145 miliardi di dollari di liquidità – dovrebbe pagare di più di quanto versato da Pandora, che ad aprile ha registrato 70 milioni di utenti attivi. La ragione è semplice: il gruppo per esempio può già usare dati in merito alle centinaia di milioni di utenti iTunes per prevedere quale tipo di canzoni potrebbero preferire.

Le fonti di ricavo fino ad ora offerte da Apple alle case discografiche si muovono su tre fronti: diritti per ogni canzone ascoltata, una quota degli introiti da pubblicità su iRadio e una somma minima garantita nell’arco della durata del contratto volta a fornire una rete di sicurezza nel caso in cui si riveli deludente il numero di canzoni ascoltate e il denaro raccolto in campagne promozionali.

Al momento niente lascia pensare ad un servizio a pagamento. Sappiamo dal Financial Times che Apple non ha voluto replicare il modello di Spotify o Deezer, per evitare il rischio di cannibalizzare il suo redditizio store iTunes.

 

 

 

 

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