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Nel fallimento del Pd c’è la sua ipocrisia. Parla Telese

Pur sempre nella burrasca, la nave del Pd ha un nuovo traghettatore: Guglielmo Epifani. Una scelta maturata in fretta alla vigilia dell’Assemblea del partito che domani sancirà il nome del nuovo segretario che prenderà il posto di Pierluigi Bersani.

E se c’è tempo fino alle 13 di domani per chi volesse presentare un’altra candidatura, pare ormai chiaro che al Nazareno tutti sentano la necessità – per usare l’ultima volta un’espressione bersaniana – fermare le bocce dello scontro per giocare una nuova partita.

Una scelta, quella di puntare su Epifani, che il giornalista e conduttore di In Onda su La 7, Luca Telese, considera la migliore possibile in questa situazione, ma che non salva i democratici dal dover fare un mea culpa su ciò che è stato.

In una conversazione con Formiche.net, Telese riavvolge e dipana il nastro dei delitti e delle pene dei democratici, spiegando perché la sinistra italiana ha bisogno di una svolta.

LA SCELTA DI EPIFANI
Per Telese, già cronista al Giornale, poi firma del Fatto e quindi direttore di Pubblico, la scelta di puntare su Epifani è stata “un salvataggio in corner, l’ultima riserva da mettere in campo. Una buona scelta, anche se è la prima volta che un ex segretario della Cgil diventa anche segretario di un partito. Vedremo cosa accadrà quando sarà chiamato a compiere delle scelte che coinvolgeranno anche gli altri sindacati”.
E sul fatto che non ci sia più un ex comunista alla segreteria del Pd: “È un segno di discontinuità che dovrebbe far riflettere”.

LE COLPE DI UN DISASTRO
Questa assemblea nazionale arriva forse nel momento peggiore della storia del Pd: un partito offeso, diviso e costretto a scendere a patti di governo con il nemico di sempre, Silvio Berlusconi. Di quali significati si carica questa riunione? Secondo Telese “è diventato un punto di approdo di una storia in declino. Una fase discendente maturata nel ventennio breve di lotta contro Berlusconi, durante il quale la colpa è sempre stata data agli altri: alla base o a chi non era capace di comprendere il messaggio lanciato. Non si è mai fatta autocritica, anzi, si è sempre trovata a centrosinistra una ragione per dirsi comunque vincitori. Una sorta di complesso di superiorità che non ha giovato, ma ha aperto la strada alle lotte tribali che hanno smembrato il Pd”.
È interessante – aggiunge Telese – perché nel 2009 pubblicai un libro (Qualcuno era comunista, Sperling & Kupfer) dove evidenziavo alcuni difetti del Pci, come quelli già detti: a distanza di vent’anni dalla caduta del muro di Berlino, sembra che il tempo della sinistra italiana si sia fermato. Soffre dei difetti di sempre”.

IL FALLIMENTO DI BERSANI
Sulla debacle dell’ex segretario del Pd, lo scrittore e giornalista crede che “sia ingeneroso prendersela con lui per ciò che pareva scontato. Ora sento di difenderlo, perché come sempre quando qualcuno perde il potere gli vengono subito voltate le spalle. Ma era chiaro da tempo, e io stesso l’avevo detto più volte, che Bersani rappresentasse l’anti-leader. Ha sbagliato tutto, ma dov’erano quelli che parlano ora?

LA RIBELLIONE DELLA BASE
Nei movimenti che cercano di smuovere il partito con toni anche duri come quello giovanile di Occupy Pd, Telese legge tutta la “ipocrisia” della classe dirigente che governa il partito.
Credo sia comprensibile la loro protesta, cha nasce da un fatto: la totale incoerenza di chi gli ha sempre detto “mai con Berlusconi” e poi ci fa un esecutivo assieme senza nemmeno consultarli o almeno spiegare perché e cosa accade”.

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