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Matteo Renzi e il grande freddo dell’assemblea Pd

Tanto amato dagli elettori, quanto indigesto alla dirigenza del Pd. È Matteo Renzi, che nel giorno della sua “prima” all’assemblea del partito è stato accolto con freddezza e qualche mugugno, almeno a giudicare dai pochissimi applausi della platea.

Nonostante ciò, il sindaco di Firenze – che in un sondaggio Demos risulta colui che gli elettori del Pd vorrebbero alla guida del partito – si è tenuto lontano dalle polemiche, non parlando del passato, ma facendo solo un accenno a chi “in campagna elettorale criticava quelli che volevano prendere i voti della destra e un passaggio per ricordare che al ballottaggio delle primarie con Pierluigi Bersani si chiedevano i “certificati medici a chi non aveva votato al primo turno: non avrei vinto lo stesso, ma forse lì abbiamo cominciato a perdere le “secondarie”…“. Poi un passaggio sul nuovo esecutivo di larghe intese: un invito a “guidare e non subire” il governo di Enrico Letta e l’esortazione a non mettere in scena un “incontro di wrestling col Pdl, una cosa in cui si fa finta di picchiarsi…“.

Renzi ha evitato di parlare della sua ambizione a essere il prossimo candidato alla presidenza del Consiglio e ha rivolto un augurio di buon lavoro al prossimo segretario Guglielmo Epifani.

Auguri” – ha detto strappando stavolta un sorriso ai presenti, “sono convinto che il traghettatore ce la farà solo se la barca lo metterà in condizioni di farlo… La barca, intendo il partito, non Fabrizio… Anche, lui, per carità, potrà dare una mano…”.

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