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Con Letta usciremo dalla crisi immobiliare?

I numeri del mercato immobiliare presentati ieri dall’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate in collaborazione con l’Abi mostrano un settore drasticamente in crisi: con 150 mila compravendite in meno rispetto al 2011 il settore immobiliare nel 2012 ha avuto una riduzione del 27,5% fermandosi a quota 448.364 transazioni per acquisto o vendita di case. I cali sono stati inferiori nei capoluoghi (- 24,8%) e maggiori nei comuni non capoluogo (- 26,1%) mentre a livello territoriale l’area del nord-est, dove si realizza il 18,3% del mercato nazionale, è quella che ha subito il calo più elevato delle compravendite nel 2012 rispetto al 2011 (-28,3%). Si tratta del peggior risultato dal 1985 anno in cui le abitazioni comprate e vendute erano state circa 430 mila.

Ma la crisi era già nell’aria da tempo
“Lo sapevamo che dal 2008 in poi la crisi si sarebbe acuita sempre di più in seguito alla crisi bancaria”, commenta Paolo Righi, presidente di Fiaip (Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali) in una conversazione con Formiche.net. Per Righi una parte della crisi è stata provocata dalla commistione di due fattori. Per due anni in Italia si è disincentivato i cittadini all’acquisto di immobili con una tassazione che ha coinvolto anche la prima casa e facendo demordere le giovani coppie dal grande passo”. A questo si aggiungono “i tassi di interesse che hanno reso meno accessibili i mutui”, commenta il presidente di Fiaip.

Esaurire le scorte
Ma per Righi non bisogna dimenticare un terzo fattore che incide ancora pesantemente nel rilancio dell’economia: “Nel nostro Paese si è costruito troppo – afferma – e per assurdo ci troviamo con un milione e 200 mila abitazioni invendute mentre mancano gli alloggi per l’edilizia agevolata”.
In Italia non c’è necessità quindi di nuove costruzioni: “Basterebbe che le amministrazioni pubbliche regionali e locali facessero un tavolo per capire l’esatta situazione della loro zona in riferimento agli immobili a disposizione per esaurire questa scorta”.
Per Righi la crisi del settore immobiliare italiano è un fenomeno molto omogeneo geograficamente. “In questo scenario un aspetto nuovo è rappresentato da un calo degli acquisti da parte degli extracomunitari che fino a qualche anno fa hanno dato un non indifferente impulso al mercato, ma che adesso in mancanza di un lavoro lasciano il nostro Paese generando sovente un problema di contenzioso bancario”.
“A non subire la crisi continuano ad essere gli immobili di pregio, forti ancora del contributo di numerosi stranieri interessati ad impossessarsi di abitazioni ubicate in luoghi strategici”, sottolinea il presidente Fiaip.

Cosa potrà fare il nuovo governo?
“Quello che fino a questo momento conosciamo del nuovo governo lo abbiamo appreso dal discorso del premier Letta, il primo presidente del Consiglio a inserire l’immobiliare tra i settori strategici per far ripartire il nostro Paese”, commenta Righi. “Come federazione italiana agenti immobiliari chiediamo al governo la rimodulazione dell’Imu, l’abbassamento del cuneo fiscale, più sostegno alle famiglie che intendono acquistare e una revisione completa dei contratti di locazione”.
Ma per ridare slancio all’economia secondo la Fiaip bisogna abbandonare una visione a compartimenti stagni: “Le manovre utili non devono essere disgiunte: è possibile eliminare l’Imu e abbassare il costo del lavoro senza rinunciare a nessuna delle due opzioni”.
“Se i partiti sosterranno il Governo i mercati si stabilizzeranno e le banche avranno più liquidità. Solo con un governo stabile si potrà dare fiducia ai mercati e vedere i primi segnali di uscita dalla crisi già fin dal primo semestre del 2014”, commenta fiducioso Righi.

Cosa ne sarà del settore immobiliare?
“È il momento di acquistare – risponde con forza Righi – forti dell’abbassamento dei prezzi ma consci che si rivelerà un investimento solo nel medio/lungo periodo”.

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