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Quattro domande per Papa Francesco

La “fragilità della fede”, l’evangelizzazione, l’etica, la politica la povertà e la mancanza di lavoro, e infine la persecuzione dei cristiani: sono i temi delle quattro domande rivolte a Papa Francesco da altrettanti esponenti di associazioni e movimenti cattolici presenti oggi in piazza San Pietro alla veglia di Pentecoste.

“Troppe volte ci rendiamo conto di come la fede sia un germoglio di novità, un inizio di cambiamento, ma stenti poi a investire la totalità della vita. Non diventa l’origine di tutto il nostro conoscere e agire”, è un passaggio della prima domanda. “Come lei ha potuto raggiungere nella sua vita la certezza sulla fede? E quale strada ci indica perché ciascuno di noi possa vincere la fragilità della fede?”.

“Siamo fatti per l’infinito – ha detto la seconda rappresentante cattolica – eppure tutto attorno a noi e ai nostri giovani sembra dire che bisogna accontentarsi di risposte mediocri, immediate e che l’uomo deve adattarsi al finito senza cercare altro”. “Qual è secondo lei la cosa più importante cui tutti noi movimenti, associazioni e comunità dobbiamo guardare per attuare il compito cui siamo chiamati? Come possiamo comunicare in modo efficace la fede di oggi?”.

“Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri”, è la frase del Papa citata nella terza domanda letta in piazza San Pietro da un rappresentante dei movimenti cattolici. “E la crisi ha aggravato tutto. Penso alla povertà che affligge tutti i paesi e che si è affacciata anche nel mondo del benessere, alla mancanza di lavoro, ai movimenti migratori di massa, alle nuove schiavitù, all’abbandono e alla solitudine di tante famiglie, di tanti anziani e di tante persone che non hanno casa o lavoro”. Associazioni e movimenti, dunque, “quale contributo concreto ed efficace possiamo dare alla Chiesa e alla società per affrontare questa grave crisi che tocca l’etica pubblica, il modello dello sviluppo, la politica, insomma un nuovo modo di essere uomini e donne?”.

Infine, il quarto contributo verte attorno “ai tanti nostri fratelli che soffrono” a causa della fede, “a chi la domenica mattina deve decidere se andare a messa perché sa che andando a messa rischia la vita”, “a chi si sente accerchiato e discriminato per la fede cristiana in tante, troppe parti del mondo”. Da qui la domanda: “Vorremmo fare di più, ma cosa? E come aiutare questi nuovi fratelli?”.

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