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Guantanamo, il carcere della discordia

Qualcosa si muove sul dossier ancora aperto di Guantanamo. Dopo anni in cui è rimasta in sospeso la promessa di chiudere il carcere, Barack Obama sembra volere riavviare il processo di trasferimento dei detenuti per procedere alla chiusura della prigione americana a Cuba.

Secondo il Wall Street Journal, nel discorso atteso oggi Obama ribadirà la sua convinzione che la chiusura di Guantanamo sia cruciale per Washington nella sua lotta al terrorismo. Non entrerà però nel dettaglio del suo piano, che prevede la revoca del divieto di trasferire detenuti yemeniti nel loro Paese.

A Guantanamo ci sono 166 detenuti, di cui 86 pronti per essere trasferiti, compresi 56 yemeniti. Da febbraio scorso è in corso uno sciopero della fame, a cui hanno aderito 102 prigionieri: protestano contro lo stato di detenzione, spesso senza la formalizzazione di capi di accusa, e la lentezza del trasferimento nei Paesi di origine.

La promessa mancata di Obama

La ripresa delle operazioni di trasferimento riguarderà inizialmente detenuti non yemeniti per consentire al governo di Sana’a di avviare un proprio programma di riabilitazione e tutela. I primi trasferimenti dovrebbero riguardare detenuti afghani, alla luce dei colloqui già in corso tra Washington e Kabul.

Andrea Prasow, consigliere di Human Rights Watch per l’antiterrorismo, ha ricordato la promessa mancata del presidente: “Obama deve far capire che questa volta fa sul serio (…) Ha promesso la stessa cosa quattro anni fa cosa fa la differenza? Sono i trasferimenti a fare la differenza”, ha detto al Wall Street Journal.

La scelta del Pentagono

Secondo Russia Today, il Pentagono ha chiesto al Congresso circa 450 milioni di dollari per la manutenzione e il miglioramento delle condizioni nel carcere di Guantanamo, nonostante il progetto di Obama di chiuderla. La richiesta mette in evidenza il protagonismo di Guantanamo nelle contraddizioni e lotte politiche americane.

Circa 79 milioni di dollari sarebbero destinati per le operazioni di detenzione e 20,5 milioni per pagare le commissioni militari (quasi il doppio di quanto si spende oggi, circa 12,6 milioni di dollari). Altri 40 milioni per le costruzioni di fibra ottica e 99 per le spese di manutenzione.

Il lavoro di miglioramento delle condizioni potrebbe impiegare tra 8 e 10 anni, già che i militari dovrebbero trasferirsi all’isola e portarsi con sé tutti i materiali.

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