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Grillo e la sindrome Gabanelli: attacco ai cronisti del Fatto Quotidiano

Niente domande, poca voglia di approfondire i dettagli di blog e rimborsi, assenza di una benché minima propensione al dibattito e al contraddittorio: il MoVimento Cinque stelle è ormai preda della “sindrome Gabanelli”. Quella stessa che impedisce loro di fornire risposte e di dare attuazione alla cosiddetta trasparenza. E così alcuni attivisti grillini, durante un comizio del comico genovese a Brescia, si rivoltano contro i cronisti del Fatto Quotidiano, anche tentando una aggressione fisica. La loro colpa? Aver fatto “domande del cazzo”. Eppure il Fatto Quotidiano è notoriamente vicino al Movimento del comico genovese.

Tutto era iniziato da un comizio di Grillo che aveva fatto un passaggio sul ddl Zanda-Finocchiaro contro i movimenti. “Il MoVimento 5 Stelle non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro”, è scritto nell’art. 4 del ‘non-statuto‘ del Movimento 5 stelle, e non si discute, assicura il leader. Sottolinea che in caso di una legge che costringerebbe il Movimento alla personalità giuridica e alla pubblicazione di un vero e proprio statuto nella Gazzetta Ufficiale, pena l’esclusione dalle competizioni elettorali, “non ci presenteremo, e si prenderanno la responsabilità delle conseguenze sociali”. Ma il gradimento della base questa volta (come anche in occasione della diatriba con i parlamentari sui rimborsi) non è bolscevico, tutt’altro. Alcuni militanti iniziano a rumoreggiare asserendo che “non si possono abbandonare le persone, gli elettori”, o che “non possiamo mollare l’osso e dargliela vinta”. Come dire che, anche su questo aspetto, le sfumature sono molteplici e nessuno degli elettori ha voglia di sottostare ai diktat del capo sic et simpliciter.

Quando i giornalisti presenti (e schiacciati come sardine) gli fanno notare che sull’argomento ci sono molte posizioni, Grillo a quel punto replica: “Chi non è d’accordo vada a fondare un partito con Berlusconi”. È in quel momento che gli viene domandato se sia questa “la democrazia interna al Movimento”. E il comico: “Non ce n’è, sono quattro regole che hai accettato, la democrazia è con le regole”. A quel punto uno degli attivisti perde la calma e le definisce “domande del cazzo”. Raddoppia la dose un altro militante: “Andate a fare i giornalisti da un’altra parte”. Saltano i nervi a tutti tra spinte e urla, mentre un ragazzone con la pettorina della “security” a cinque stelle decide di fare da solo e alla vecchia maniera. Alza le mani sul cronista del Fatto e gli strappa gli occhiali.

Ma non è tutto, perché proprio in una sorta di polemos omnia contro il quarto potere, dal blog di Beppe ecco un’altra saetta contro l’editorialista del Corriere della Sera, Pierluigi Battista. Reo di scrivere “menzogne sapendo probabilmente di mentire”. La sua colpa? Sostenere che il M5S “si sia interessato solo alla rendicontazione e non abbia fatto nulla sui temi della sua campagna elettorale: Reddito di cittadinanza, Imu, Irap ed Equitalia”. E lo accusano di “malafede e servilismo verso il Potere Unico. E laddove non si trattasse di malafede, allora è incompetenza o ignoranza”.
Due episodi, spiacevoli, che offrono una lettura concreta e senza ghirigori di ciò che sta accadendo realmente nel partito di Grillo (perché tale ormai è diventato) e soprattutto nei modi di affrontare la quotidianità. Ecco servita, su un piatto d’argento, la democrazia interna del Movimento: infettato da un virus 2.0.

twitter@FDepalo

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