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Il Politecnico, il Papa e il valore millenario dell’italiano

Questo commento è stato pubblicato ieri sul quotidiano Il Tempo.

Al Politecnico di Milano avevano avuto una trovata geniale: estromettere l’italiano dalle lauree specialistiche e dai dottorati. L’Università pubblica, cioè pagata con i soldi degli italiani, aveva decretato che dal 2014 i nostri figli avrebbero dovuto imparare e parlare soltanto, anzi, “esclusivamente” – com’era scritto nella deliberazione del Senato accademico -, in inglese. Oh, yes!

Agli Illustri forse era sfuggito che un signore al quale guarda un miliardo e duecento milioni di credenti, Papa Francesco, ami rivolgersi al mondo in italiano, pur essendo argentino. L’ha fatto persino nel tradizionale saluto “urbi et orbi” (che non è inglese, illustrissimi; è latino). Nella sua prima Pasqua, solo in italiano ha comunicato con l’universo, non più nelle oltre sessanta lingue dei suoi predecessori. E Papa Francesco è un poliglotta.

A quei Sapienti forse nessuno aveva detto che la lingua italiana sia una delle quattro/cinque lingue più studiate nelle scuole e Università del pianeta. Che sia una delle lingue più diffuse in Rete (ottavo posto su Facebook). Che sia una lingua dalla documentazione scritta millenaria: 1.053 anni di vita eterna.

Lorsignori forse erano all’oscuro del fatto che gli esperti valutino in 250 milioni di persone, italiani d’Italia inclusi, il potenziale bacino di divulgazione della nostra lingua nel mondo. Né sapevano che quando nel calcio o nella Formula 1 gli stranieri parlano tra loro qui o all’estero, spesso lo fanno in italiano. La globalizzazione ha reso anche la nostra lingua una lingua franca negli sport più popolari della Terra. E presente fra cibo e moda, arte e architettura, scienza dello spazio e medicina, musica pop e lirica. E ingegneria. Basta un nome: Leonardo.

Ecco, gli Eccellentissimi forse s’erano scordati dell’importanza e della bellezza dell’italiano. Ma per fortuna nostra e Loro – così evitano la figura dei provincialotti -, il Tar della Lombardia ha accolto il ricorso dell’avvocato Maria Agostina Cabiddu a nome di un centinaio di docenti indignati per la geniale trovata. “L’italiano è la lingua ufficiale della Repubblica”, ha sentenziato il Tar, citando la Costituzione, leggi costituzionali e ordinarie, oltre ai principi non meno supremi della libertà d’insegnamento e del diritto allo studio. L’inglese accanto, a fianco, aggiunto all’italiano. Mai però al posto dell’italiano.

L’uovo di Colombo. Che era anche lui, come Dante, un italiano, oh yes!

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