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Il ruolo ombra delle banche cinesi in Africa

La Cina è pronta a un nuovo tipo di relazione strategica con l’Africa, ha spiegato il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, rispondendo ai giornalisti che chiedevano un commento sul recente vertice dell’Unione africana.

Ciò che non ha ricordato sui rapporti passati e futuri del Paese di mezzo con il Continente è il ruolo ombra delle banche nello sviluppo della Chinafrique. A farlo è il magazine Jeune Afrique che ha passato in rassegna il ruolo sia politico sia economico degli istituti cinesi.

A rimarcare l’importanza degli interessi africani del Dragone erano stata le tappe del primo viaggio viaggio ufficiale del presidente Xi Jinping dalla nomina ufficiale lo scorso maggio. Il capo di Stato cinese era da prima stato in Russia per poi dirigersi alla volta della Tanzania e da lì in Sud Africa per il vertice annuale dei Brics.

Una visita quella in Tanzania durante la quale il leader cinese si è impegnato a versare in tre anni 20 miliardi di dollari destinati alle infrastrutture, alle imprese e all’agricoltura.

Tra il 2001 e il 2011 la Repubblica popolare ha investito 75 miliardi di dollari nel Continente. Cifra ricorda Deborah Brautigam, curatrice del blog ‘China Africa: The real story’ in cui spesso si perde la distinzione tra aiuti, prestiti, crediti all’esportazione.

Secondo quanto scrive il settimanale, appena 1,1 miliardi sono costituiti da aiuti allo sviluppo. Per il restante si tratta di altre linee di credito che consentono alle imprese di investire nel continente. D’altronde è sempre Brautingam a sottolineare come ormai sia comune riferirsi ai 75 miliardi come ad aiuti senza ulteriori precisazioni.

Lo scriveva di recente anche il China Daily, ha ricordato, favorendo la confusione e senza che qualcuno si chieda come sia possibile che al 2009 gli aiuti globali stanziati dalla Cina fossero 37 miliardi, poco meno della metà di quelli stanziati per la sola Africa nell’ultimo decennio.

Merito di istituti come la China Exim Bank cui spettano i progetti politici e che, secondo un rapporto dell’agenzia di rating Fitch, ha stanziato 67,2 miliardi di dollari nel primo decennio degli anni Duemila. Altra banca politica è la China Development Bank che attraversoil Fondo di sviluppo Cina-Africa ha dato vita a 60 progetti in 30 Paesi.

Nell’azione degli istituti c’è spazio anche per le banche commerciali. “Quando le aziende escono dal paese, si rivolgono innanzitutto alla Bank of China”, ha detto Qiu Zhikun, direttore generale della filiale di Johannesburg dell’istituto che si sta espandendo in tutto il Continente con l’obiettivo di offrire servizi finanziari alle società cinesi. Prestiti per 7 miliardi di dollari sono stati invece forniti dalla Industrial and Comemrcial Bank of China (Icbc), prima banca al mondo per capitalizzazione di borse.

Infine ci sono i partenariati come quella della Bank of China con la tanzaniana Ecobank con cui si è arrivata a un intesa per commerciare in yuan. Un altro passo per l’internazionalizzazione della moneta cinese.

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