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Beppe Grillo e il fallimento della politica dell’allarmismo

La débâcle del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo alle elezioni amministrative è frutto della differenza tra quanto promesso e ciò che è stato realizzato.
A crederlo è lo scrittore e blogger Federico Mello, autore del recente saggio “Il lato oscuro delle stelle” (Imprimatur editore).
In una conversazione con Formiche.net analizza il risultato del voto, spiegando perché la retorica grillina è destinata a fallire.

LA SCONFITTA DI SIENA
Per Mello il risultato di Siena – dove il candidato grillino ha preso solo l’8 percento dei voti non raggiungendo il ballottaggio – è un dato indicativo, ma non fondamentale. “Nella città toscana si è concentrata la portata mediatica della sconfitta di Grillo, ma direi che c’è stata disfatta ovunque. Gli elettori hanno espresso in modo chiaro la loro delusione per l’operato del Movimento 5 Stelle e dei suoi parlamentari. Ciò nasce dalla sproporzione tra ciò che è stato annunciato e quello che poi si è fatto, ovvero nulla”.

NESSUN OBIETTIVO RAGGIUNTO
Una delle giustificazioni grilline per giustificare il “flop” è che le elezioni amministrative sono differenti da quelle politiche. Una scusa che Mello rimanda al mittente. “Sì, probabilmente il movimento avrà pagato qualcosa in termini elettorali per il fatto che non ha “volti” noti, importanti quando la competizione si restringe e la gente dà la sua preferenza a candidati che considera prossimi. Ma intanto il movimento registra un calo anche rispetto alle amministrative del 2012, quindi fra competizioni accomunabili. E poi io continuo a essere convinto che ceda consensi soprattutto perché si dimostra giorno dopo giorno incapace di elaborare politiche e dare risposte a ciò che gli elettori gli hanno chiesto concedendogli il voto. Fare politica è risolvere i problemi, non solo denunciarli“.

GLI ERRORI DI GRILLO
Come ha scritto Marco Travaglio in un editoriale sul Fatto Quotidiano, anche Mello ritiene che Grillo e i grillini si siano macchiati di alcuni errori che li hanno penalizzati. “Alzare i toni ha anche alzato le aspettative dei suoi elettori. Che sono poi crollate davanti alla loro inadeguatezza. Questo anche a causa di una classe dirigente del tutto imbarazzante. I grillini sono approdati in Parlamento promettendo di “aprirlo come una scatoletta”. Ora dicono ai loro elettori di pazientare perché devono imparare. Sarebbe stato più onesto dire alla gente di votarli per imparare ad aprire scatole. C’è una grande differenza tra professionismo e professionalità e credo che gli elettori l’abbiano compresa”.

Beppe Grillo e il giornalista Marco Travaglio

IL FALLIMENTO DELL’ALLARMISMO
Secondo il premier Enrico Letta, il voto delle amministrative ha dimostrato che gli italiani non sono pregiudizialmente contrari alle “larghe intese”, ma che si aspettano di giudicare cosa produrranno. “Il rischio – rileva il giornalista – che siano gli stessi partiti a riportare a galla Grillo c’è. Dipenderà tutto da cosa faranno nei prossimi mesi (anche in vista delle elezioni europee, ndr). È lecito allo stesso modo chiedersi se lo stop del Movimento 5 Stelle sia un caso o denoti una crisi strutturale. Io penso che mostri che la retorica allarmistica di Grillo ha bisogno di vivere in uno stato di perenne sovreccitazione. Per funzionare e crescere, il grillismo ha bisogno che si prospetti l’idea di una “rivoluzione”. Ma anche le rivoluzioni, per definizione, non possono durare per sempre”.

Tsunami Tour, comizio di Beppe Grillo a Siena il 24 gennaio 2013 (fonte video: Sky Tg24)

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