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I due errori capitali di Beppe Grillo

Grazie all’autorizzazione dell’autore, pubblichiamo l’editoriale di Pierluigi Magnaschi comparso sul numero odierno del quotidiano Italia Oggi del gruppo Class Editori.

Gli elementi più rilevanti delle elezioni amministrative sono due. Il primo è il crollo della partecipazione al voto. A Roma ha partecipato al voto solo il 52,8% degli aventi diritto. In pratica, ha votato solo uno su due. È facile prevedere che questo elemento sarà trascurato dai commenti dei politici e dei media perché a questo fenomeno ci abbiamo fatto indebitamente il callo, anche se resta molto inquietante perché dimostra che gli elettori non credono più in chi li rappresenta. E non solo nelle elezioni amministrative ma in ogni campo.

Può essere sufficiente ricordare, a questo proposito, che, al primo turno delle elezioni per scegliere i componenti dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia ha partecipato solo il 2% degli aventi diritto al voto. Non è un errore di battitura, questo. È proprio il due per cento. La indisponibilità a scegliere chi ti rappresenta esprime uno scollamento sociale che dovrebbe preoccupare tutti e invece viene rimosso mentre i partiti se ne fanno un baffo, non tenendo conto che invece si stanno scavando la fossa. Ci vuol ben altro che il “catoblepismo” di Fabrizio Barca per rimontare la china.

L’altro elemento è il crollo del consenso al M5S, rispetto alle vette raggiunte dai grillini solo tre mesi fa, in occasione delle elezioni politiche. Gli elettori ormai votano à la carte. Non accettano più il menù fisso di un tempo preparato nelle cucine partitiche del secolo passato.

La situazione me l’aveva anticipata un paio di settimane fa una tassista quarantenne milanese, più acuta di tanti politologi. Mi aveva detto. “Ho votato Grillo perché volevo tirare giù il Pd. Solo che il Pd è venuto giù subito come un castello di carte e adesso i grillini, che avevo votato per distruggere, nel giro di due o tre anni, il Pd vetusto ma che ritenevo fosse resistente, adesso non sanno come costruire. La prossima volta quindi il mio voto se lo sognano, non glielo darò”.

Questo ragionamento (che non ha trovato spazio nei talk show) ha però avuto adesso delle conseguenze nelle urne. Il M5S sta sfiorendo come una rosa nel vaso perché ha svolto troppo presto il suo ruolo. Non perché fosse forte. Ma perché il Pd si è rivelato debolissimo. Il tronco della quercia possente era marcio. All’interno.

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