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Il caso Liberty Reserve

Liberty Reserve è stato chiuso per riciclaggio di denaro. Secondo gli inquirenti, il servizio online per il trasferimento di soldi avrebbe permesso negli anni transazioni illecite per sei miliardi di dollari.

Il fondatore Arthur Budovsky è accusato di aver messo in piedi una sorta di banca per attività criminali attraverso cui passavano i proventi del traffico di droga, pedopornografia, schemi Ponzi, furti di identità o di dati di carte credito e conti, frodi altre attività illecite.

Il tutto grazie alla riservatezza e alle pochissime informazioni necessarie per l’identificazione: nome, data di nascita e email.

Budovsky ha una lunga storia nel business dei servizi finanziari al limite della legalità e già in passato era stato indagato a cinque anni di prigione. Scappato in Costa Rica, rinunciò alla cittadinanza statunitense, prese quella costaricana dopo essersi spostato e mise in piedi Liberty Reserve. Nel 2011 anche la Costa Rica negò l’autorizzazione per proseguire l’attività a causa della poca trasparenza.

Budovsky è stato arrestato in Spagna nel fine settimana. Con lui sono indagate altre sei persone, in un’operazione che ha toccato almeno 17 Paesi.

Come già in passato per la chiusura del sito Megaupload, l’operazione colpisce tuttavia anche gli utenti che usavano il servizio per scopi perfettamente leciti e che con la chiusura del servizio potrebbero perdere i soldi depositati.

Gli utenti potevano aprire un conto online sul quale depositare, prelevando sempre online dal proprio istituto di credito. Le somme dovevano essere prima convertite, attraverso una piattaforma di scambio esterna, nella valuta digitale coniata da Liberty Reserve. Le commissioni erano all’un per cento.

La vicenda rischia inoltre di avere ripercussioni su altri servizi simili e su tutto il mondo delle valute elettroniche. Il nome su cui si concentrano diversi commenti è quello di Bitcoin, moneta digitale usata da migliaia di utenti nel mondo, inventata nel 2009 da un programmatore di nome Satoshi Nakamoto, forse un nome collettivo di gruppo.

Il Washington Post cita a esempio il caso di Mt. Gox, la principale piazza di scambio del Bitcoin, finita due settimane fa sotto l’attenzione del dipartimento di Sicurezza interna per aver violato le leggi in materia di riciclaggio.

Bitcoin, sottolinea Forbes, è tuttavia un sistema più decentralizzato e non c’è un Budovsky da arrestare. Bruce Sterling su Wired mette però in guardia da una possibile interpretazione del caso Liberty Reserve che punta sulla criminalizzazione di tutto il mondo dietro le valute elettroniche. Cita un passo del comunicato dei servizi segreti: “Oggi i criminali hanno capito che non possono nascondersi dietro l’anonimato di internet per sfuggire al sistema finanziario regolato”. Come se sfuggire a quel sistema sia la sola ragione per cui un’alternativa come Bitcoin è state pensata, sottolinea lo scrittore di fantascienza.

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