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Due giugno e depressione patriottica

La recessione dell’economia italiana è anche, come è noto, causa ed effetto di una più generale crisi di fiducia e di aspettativa. La reazione del Paese dipende da molti fattori, compresa la capacità del governo di passare dalla fase dello stand by o del rinvio a quella dello slancio decisionale. Quello che è certo è che non potrà esserci una soluzione facile ed immediata e soprattutto figlia di un’unica azione.

Essendo però la depressione non solo finanziaria (anzi, le borse danno da tempo segnali interessanti) ma anche psico-sociale non va sottovalutato l’impatto non positivo di scelte che – ancorchè motivate dalla motivazione sacrosanta del risparmio – hanno il sapore amaro di un downgrading della bandiera nazionale. Il governo infatti ha per la prima volta annullato la Festa della Polizia, il carosello dei Carabinieri a piazza di Siena ed ha dimagrito ulteriormente la parata del 2 giugno rinunciando allo spettacolo delle Frecce tricolori.

In una Italia che spesso sembra smarrire il senso della propria unità dividendosi continuamente in guelfi e ghibellini, il valore della bandiera forse vale di più di una spending review che in questi casi è probabilmente più formale che sostanziale. Al contrario, il sentimento di orgoglio nazionale può produrre anche benefici economici, oltre che civici. Lo aveva capito formidabilmente Carlo Azeglio Ciampi, un presidente della Repubblica che, provenendo dalla massima istituzione finanziaria italiana (Bankitalia), aveva centrato il suo settennato proprio sul Tricolore. Non fu una scelta casuale, e neppure infelice.

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