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Travaglio salva Grillo dalle manganellate sul Fatto

C’era una volta Marco Travaglio, simbolo mediatico del continuo braccio di ferro tra la libera stampa e le pulsioni censoree del potere.

Difficile non ricordare le sue filippiche contro Silvio Berlusconi per “l’editto bulgaro” che allontanò dalla tv di Stato Enzo Biagi o, in tempi più recenti, l’inaspettata difesa del direttore del Giornale Alessandro Sallusti, davanti all’ipotesi di una sua carcerazione.

Quei tempi oggi appaiono lontani e l’ex allievo di Indro Montanelli ha sposato nel tempo una linea sovente diversa, che trova il suo culmine in un editoriale in cui, dalle pagine del Fatto Quotidiano, si comporta esattamente come il novello fustigatore dei giornalisti italiani: Beppe Grillo.

Che ci sia una “connessione sentimentale” tra il giornale diretto da Antonio Padellaro e il Movimento 5 Stelle è noto, compresa la versione on line diretta da Peter Gomez.

Lascia ad ogni modo perplessi vedere come Travaglio prenda penna e calamaio per condurre contro un suo collega un attacco frontale degno delle migliori performance del comico genovese.

E forse non a caso l’obiettivo di Travaglio è proprio quel Pierluigi “Pigi” Battista entrato suo malgrado nella black list di Beppe Grillo, una sorta di vademecum per l’individuazione dei cronisti scomodi da evitare e che includerebbe anche Lucia Annunziata, Giovanni Floris e Andrea Vianello.

Il tutto fa il paio con la svolta televisiva annunciata dal comico per risollevare il movimento, partita con apparizioni di esponenti pentastellati su Rai 3 e La7.

Proprio con la tv di Telecom ora acquisita da Urbano Cairo – che ospita settimanalmente il cronista torinese – Grillo ha intrapreso una delle sue battaglie più violente, non risparmiando manganellate.

Mentre a Piazzapulita andava in onda un’intervista al senatore grillino Nicola Morra, dal palco di un comizio a Leonforte in Sicilia, il comico si è scagliato contro il conduttore della trasmissione Corrado Formigli, affibbiandogli il poco nobile appellativo di “Vermigli” e allontanando la sua troupe dalla ripresa dell’evento.

Perché è questa la condanna di Grillo, ormai ostaggio del suo stesso ruolo: da uomo di spettacolo sa bene che senza il megafono della stampa, alla continua ricerca di fenomeni da creare (e poi distruggere), non avrebbe lo stesso seguito, ma sa anche che l’unico modo per aggregare persone così diverse è quello di individuare un nemico comune. Quale miglior bersaglio dei giornalisti?

Strano che Marco Travaglio non se ne sia accorto.

 

Beppe Grillo attacca La7 e Piazzapulita ed invita i partecipanti ad oscurare le telecamere (fonte video: La7)

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