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Dove eravamo rimasti?

Ci eravamo lasciati 2 Consigli dei Ministri fa, con un laconico comunicato stampa del Governo: “Disciplina delle lobbies: Il presidente del Consiglio Letta ha presentato le linee sulle quali si articolerà un prossimo ddl in materia di attività delle lobbies e rappresentanza degli interessi economici” (Qui il breve post di commento a caldo).

Era il 24 maggio. Sono passati 9 giorni, durante i quali sono successe almeno 3 cose. La più recente è il nuovo grande scandalo sul (solito) traffico di influenze – ma in salsa Worcester, visto che siamo in Inghilterra (Qui i dettagli).

La novità più appetibile (per i media) è il nuovo libro di Bisignani. Conosco già le obiezioni. La prima viene dagli addetti ai lavori, che storceranno il naso e diranno che Bisignani non è un lobbista. Hanno ragione, tecnicamente. Ma a loro non posso che rispondere che è così che lo dipinge la stampa, e soprattutto è così che lo percepisce l’opinione pubblica (la totalità, esclusi solamente gli addetti ai lavori). E poiché l’opinione pubblica potrà anche essere generalista, ma se è così diffusa e condivisa non può essere ignorata, agli addetti ai lavori girerei la domanda e chiederei: perché lobbista è Bisignani e non “Pinco Pallino”, il diligente rappresentante di interessi di turno? Sarà forse che a molti, per tanto tempo, ha fatto comodo così? Qualche sospetto è lecito.

La seconda obiezione che riceverò è che di libri sul tema ne è uscito più di uno, e tutti di spessore (ideologico, non fisico) molto superiore al libretto di Bisignani. Anche questo è vero (e ne ho scritto Qui). La cruda realtà però è che nel mondo della comunicazione contenuto non fa quasi mai rima con vendite. E così ai (meritevoli) libri usciti non si può che augurare tutto il successo possibile. Difficilmente – credo – potranno competere con le vendite del primo. Che quindi, concludendo, resta la novità più appetibile dei 9 giorni passati.

Terza novità è quella più seria: il lavoro dei tecnici. E ci mancherebbe che non fossero al lavoro. La novità è che stanno lavorando bene e sodo, il risultato promette di essere positivo. Anche l’attenzione dei media non è calata. A maggior ragione ora che la conferenza stampa che avrebbe dovuto presentare la prima proposta di legge depositata in Parlamento, prevista per martedì 4, è rimandata a data da destinarsi. Gli ostacoli, se ci sono, sono altrove. Per esempio nelle copie apocrife. “Autorevoli fonti” hanno messo in circolazioni bozze che non corrispondono alla realtà. Più di uno c’è cascato, tra giornalisti e addetti ai lavori. Risultato: aumento oltre misura della cacofonia di fondo (Qui un approfondimento).

é evidente che un testo c’è. Più di uno probabilmente. Ma sono, come si dice, work in progress. E prima di chiudere la partita bisogna aspettare di sentire i lobbisti. E bisogna pure fare in fretta. Chissà allora che nei prossimi giorni le “parti sociali” di questa trattativa non si siedano assieme attorno a un tavolo per parlarne. Sarebbe un gesto molto apprezzato. E, cosa che non guasta, in linea con la tradizione Santagata, che all’epoca consultò diverse parti interessate prima di chiudere il testo. Parteciparono esperti delle relazioni pubbliche come Stefano Lucchini (più tardi a capo delle relazioni istituzionali di ENI) e Fabrizio Centofanti di Acquamarcia. Vi presero parte amministratori pubblici, come Francesca Basilico del Ministero dello Sviluppo economico. Contribuirono ai lavori, tra gli altri, anche Confindustria, Banca Intesa, Reti, la RAI, la Comunità di Sant’Egidio, Greenpeace e Legambiente.

L’epilogo non fu dei migliori. Su questo punto non ci auguriamo il bis.

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