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Sull’Iva stanno vincendo le ragioni dei numeri, non i ricatti del Pdl

La parola magica che circola al Ministero dell’Economia è un quarto di punto percentuale di Pil. Non è tanto, ma è prezioso in questi tempi giocati sul filo di una procedura di infrazione per deficit eccessivo, che si è chiusa, ma nessuno si sente di escludere possa essere riaperta tra meno di un anno.

Se il governo la prossima settimana sterilizzerà l’aumento dell’Iva che dovrebbe scattare in luglio, l’economia italiana ne risentirà in positivo per uno 0,25% di prodotto interno lordo. Va da sé che, se invece scatterà l’aumento automatico dell’Iva dal 21 al 22%, il Pil perderà la stessa percentuale. Questa è la valutazione che rimbalza tra Palazzo Chigi e via XX Settembre. Quattro miliardi di respiro all’economia italiana che annaspa e anche entrate in più per le casse dello Stato per circa un miliardo. Si tratta, di fatto, dell’ammissione che il gettito dell’aumento dell’Iva, messo a bilancio dal precedente governo, non esiste perché l’aumento dell’Iva deprima l’economia e toglie base imponibile al fisco. È per questo che il governo ha deciso di mettere lo stop all’aumento dell’aliquota ordinaria dell’Iva di un punto, non per presunti ricatti e pressioni politiche del Pdl o altri nei confronti del premier Enrico Letta.

E questo è il punto politico. Silvio Berlusconi ormai non ha bisogno di fare proclami e comunicati. Ogni mossa del governo, soprattutto se popolare, viene attribuita alla sua pressione politica. Se ne prende il merito senza fare troppi sforzi. Letta è stato costretto a dire che Berlusconi non detta la linea. Un riferimento al suggerimento di tenere testa a Merkel, ma anche alle pressioni sulla riduzione della pressione fiscale. Il fatto è che l’agenda del Pdl si sta imponendo da sola e i democratici (i cui ministri, c’è da dire, stanno collaborando con i colleghi del Pdl senza frizioni o problemi) non riescono a decidere se fare opposizione interna al governo secondo la vecchia visione della sinistra di un fisco che serve a ridistribuisce risorse, oppure scegliere di dire ai propri elettori e militanti una verità scontata: tagliare le tasse è giusto, fa bene all’economia. E, come dimostra la vicenda dell’Iva, anche ai conti pubblici.

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