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Al Pdl non serve Alfano ma un Renzi

Nessun Matteo Renzi nel futuro del Pdl. Almeno per ora. Ma sarà comunque Silvio Berlusconi a tirarlo fuori dal cappello. Parola del giornalista e saggista Mario Sechi, ex direttore del Tempo, che analizza con Formiche.net il futuro del centrodestra in Italia e la successione a Silvio Berlusconi, con un giudizio tranchant sui pretendenti in campo, da Angelino Alfano ad Alessandro Cattaneo.

Partiamo dal dato elettorale…
Il Pdl è andato male ovunque e questo cappotto è inatteso perché i sondaggi sul piano nazionale erano ancora molto buoni per il partito. Il risultato delle amministrative è quindi in controtendenza rispetto al sentiment nazionale.

Come si spiega questa controtendenza?
Potrei dire che il dato sulle elezioni amministrative è diverso dalla politiche ma voglio fare un discorso più articolato. Si sono verificate due cose: si sta consumando la spinta propulsiva dell’Imu cavalcata abilmente da Berlusconi in campagna elettorale. Dall’altra parte, il Cav. non c’è stato in quest’ultima tornata elettorale e il Pdl ne è totalmente dipendente, non può farne a meno.

Già “no Silvio, no party”, come ha titolato ieri il Giornale. Ma con un leader ormai sulla soglia dei 77 anni, si apre necessariamente il problema della sua successione e del futuro del partito…
La successione a Berlusconi non può essere frutto di un colpo di mano, non c’è nessuna persona nel partito con il carattere per poter fare un take over. Sarà Berlusconi stesso a decidere.

Un po’ come ha fatto con Angelino Alfano due anni fa?
Con Alfano è stata un’operazione non riuscita. Dopo due anni di guida del Pdl, è chiaro a tutti che non ha il physique du role per fare il leader. E’ un buon mediatore, un po’ come Enrico Letta con cui è costretto ad andare a braccetto in questo momento. Nel dibattito tra falchi e colombe che agita il partito, l’ala più estrema vorrebbe sostituirlo.

Ma con chi? Sono in molti a invocare un “Renzi di destra” per il Pdl?
Non c’è nessun Renzi all’orizzonte della destra italiana. Il Pd ha un’altra storia, basata su un meccanismo di risoluzione delle crisi interne chiamato primarie. Nel Pdl non è tempo di fare primarie, è evidente la difficoltà del partito a uscire dalla stagione del berlusconismo. La successione è nelle mani dello stesso Berlusconi.

Alessandro Cattaneo come lo vede? È giovane e ci mette la faccia, come ha fatto ieri a Ballarò…
Io sto parlando di leader, di persone capaci di disegnare un ciclo storico come ha fatto lo stesso Berlusconi che è sulla scena da vent’anni in Italia, come Barack Obama, David Cameron, Angela Merkel. Nel campo liberale non c’è nessuno di questo profilo.

E allora Berlusconi opterà per un “papa straniero”?
Probabilmente sì, non vedo altre soluzioni interne. Serve un personaggio carismatico alla Renzi anche per il Pdl.

… Pdl o Forza Italia? Nelle discussioni post-voto qualcuno ha ipotizzato questo grande ritorno.

Sono cose che non stanno nel mondo della realtà. Rispetto al ’94, ora ci sono nuovi paradigmi. Occorre un partito realmente conservatore, liberale, che difenda i valori del libero mercato e voglia riformare l’Europa che così com’è non funziona. Sono le questioni europee il vero spartiacque della politica futura, l’Italia deve metterselo in testa.

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