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Grillo è il nuovo marchese del Grillo

Grazie all’autorizzazione di Class Editori, pubblichiamo l’articolo di Giorgio Ponziano pubblicato sul numero odierno del quotidiano Italia Oggi.

«Il Capo ha rinunciato a spettacoli e guadagni per salvare l’Italia, e la senatrice che cosa gli combina? Dice la sua non solo sul movimento, ma addirittura su di Lui. È una cosa incredibile, ci vorrebbe un po’ di riconoscenza. Che cosa aspetta ad andarsene «fuori dalle balle», la fedifraga?»: le vicende grillesche, dagli scontrini ai badanti dei parlamentari alle espulsioni via blog, provocano un po’ di sarcasmo anche sul Mulino, rivista paludata che si vanta di tenere alta la bandiera delle scienze politiche.

Ma Roberto Escobar, che fa parte del comitato di direzione del Mulino e insegna filosofia politica e analisi del linguaggio politico all’università di Milano, interviene sulla vicenda-Gambaro ammettendo la difficoltà di analizzare compiutamente una vicenda surreale e quindi chiede aiuto alla satira, il cui maestro, Dario Fo, non a caso dopo un iniziale idillio ha cominciato a prendere le distanze dal leader-dittatore.

«L’Italia sta crollando», scrive Escobar, «e Lui da solo non ce la fa a rimetterla in sesto. Questo è il grido di dolore lanciato dal Beppe Grillo in pieno caso Adele Gambaro, rea d’aver comunicato ai media «analisi politiche» critiche verso il Capo. Di conseguenza, il Beppe Grillo si sente ancor di più addosso il fardello d’un Paese intero. Per quanto io sia io, ci dice e ci esorta, voi non potete credere che, «con l’aiuto di una srl e di un pugno di ragazzi in Parlamento, possa combattere da solo». A questo punto fa l’elenco dei tanti nemici, e del molto onore: «Partitocrazia, massoneria, sistema bancario, Bce, criminalità organizzata e tutti i media». Non c’è dubbio. Bisogna procedere speditamente e semplicemente, come più di cinque secoli fa raccomandavano i Santi Inquisitori. Come arnese di tortura si può utilizzare l’assemblea degli eletti, e come strumento di esecuzione il fuoco del web, alias democrazia diretta. Che sia diretta pare accertato, e si sa anche da chi. In ogni caso, parola di salvatore della patria, l’essenziale è stanarli. Si deve annusarli e braccarli ovunque si nascondano, e poi cavarli fuori dai loro buchi, quei vermi e parassiti che si sono innestati subdolamente nel corpo politico del Bene. E allora, giusto per cominciare, twitta il Capo, «Gambaro a giudizio».

Il Mulino, che a suo tempo scandalizzò i conservatori appoggiando la nascita del centro-sinistra, cioè i socialisti al governo (insieme ai democristiani), e che conta al suo desco intellettuali e politologi assai variegati, da Angelo Panebianco (sulla destra) a Gianfranco Pasquino (sulla sinistra), non va per il sottile nell’analizzare, attraverso Roberto Escobar, ascesa e declino dei 5stelle: «Già che ci siamo, diciamocela tutta. Sarebbero mai riuscite a entrare in parlamento da sole, quelle nullità?», scrive Escobar. «Il primo a riconoscerlo è il Vito Crimi, che se ne intende: «Se noi siamo stati eletti, lo dobbiamo a Beppe Grillo».

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