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Brasile, le proteste fanno traballare Rousseff

Il presidente del Brasile, Dilma Rousseff, ha teso una mano per dialogare con i manifestanti, ascoltare le loro richieste. Provare a capirli. Ma il gesto non è bastato. Così come non è bastato neanche l’annullamento dell’aumento del servizio dei mezzi pubblici a Sao Paulo; quei 20 centesimi che hanno scatenato le proteste e sono stati paragonati agli alberi di parco Gezi in Turchia.

Le proteste in Brasile si sono moltiplicate in diverse città. Il fenomeno è in clamoroso aumento: lunedì hanno protestato 230mila persone e ieri sera il calcolo era di un milione. Una manifestazione simile ha avuto luogo in Brasile solo ad agosto del 1992, un mese prima delle dimissioni del presidente Fernando Collor de Melo.

Il vertice di emergenza

Dopo le manifestazioni di ieri sera Dilma Rousseff ha deciso di annullare la sua visita in Giappone, prevista dal 26 al 28 giugno, e ha convocato per oggi una riunione del Gabinetto di crisi a Brasilia. Secondo la stampa brasiliana, ai partecipanti sarà chiesto di valutare la situazione, di focalizzare le rivendicazioni dei manifestanti e determinare l’opportunità di un messaggio radiotelevisivo di Rousseff.

Non sarà un compito facile visto che neanche i manifestanti riescono a individuare un unico motivo di protesta. Il Movimento per il Paese libero che ha organizzato la protesta è riuscito nell’obiettivo di bloccare l’aumento, ma ora vogliono lottare per il servizio di trasporto pubblico gratuito. Ma anche contro gli sprechi per l’organizzazione dei Mondiali di calcio e la criminalità diffusa nel Paese.

Un sondaggio ufficiale dell’11 giugno (fatto prima delle manifestazioni che sono cominciate il 17 giugno) indica che la popolarità di Dilma Rousseff è scesa dal 65% al 57%. La causa principale? L’inflazione. Le elezioni presidenziali del Brasile ci saranno tra 15 mesi, un tempo molto lungo quando si tratta di politica, ma il Partito dei Lavoratori non sottovaluta la situazione di oggi e lavora per superarla.

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