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L’economia globale soffre di sovrapproduzione

Tra Gennaio e Aprile 2013 Lettera Anesti è tornata con cadenza mensile sul problema dell’inflazione e sulla “Great Rotation” ossia sulla politica oramai esplicita delle principali banche centrali (tranne la Bce) di lasciar salire, ben oltre quanto precedentemente prefissato come limite tollerabile, gli indici inflazionistici, utilizzandoli così come droga per stimolare la ripresa economica, dopo che alcune di tali banche centrali avevano costatato il fallimento della politica monetaria di ampliamento della base monetaria quale possibile rimedio alla recessione.

Niente di più sbagliato e pericoloso, perché l’inflazione non è una cura valida in una economia globale il cui vero problema è un eccesso di sovrapproduzione sulla domanda corrente e attesa. Così scrivevamo in Lettera Anesti del Maggio 2013 “C’è una sovraccapacità produttiva a livello globale. La stessa Cina che è assurta a simbolo della crescita rapida in questi decenni soffre di un modello di sviluppo oramai insostenibile. Circa metà del suo PIL è rappresentato da investimenti. Secondo Goldman Sachs lo stock di capitale accumulato dai cinesi in rapporto al PIL supera di gran lunga quello dei paesi europei ed è simile a quello statunitense, mentre al contempo – come scrive il Fmi – il potenziale produttivo cinese è sfruttato appena al 60 % e molti settori registrano perdite (aeroporti) o soffrono di bassi profitti (acciaio) o ancora di crescenti stock di invenduto (automobilistico)”. A Lettera Anesti faceva seguito, qualche settimana dopo, ossia il 17 Giugno, un articolo del Financial Times dal titolo “Ambitions in excess” che commentava la situazione cinese scrivendo anch’esso: “Foreign companies tremble at the flow of cheap goods from China but overcapacity –fuelled by state subsidies- poses a significant risk to the world’s second-biggest economy”).

Sintesi di un articolo più ampio che si può scaricare qui

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