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Le istruzioni di Papa Francesco ai nunzi

Ha voluto soffermarsi sulle procedure di selezione dei vescovi nel mondo, Papa Francesco, incontrando venerdì mattina nella Sala clementina i nunzi apostolici giunti a Roma da ogni angolo del pianeta. La linea data dal Pontefice argentino è chiara: “Siate attenti che i candidati all’episcopato siano pastori vicini alla gente. Questo è il primo criterio”, ha detto Bergoglio. Niente burocrati chiusi in uffici e smarriti tra scartoffie e carte bollate, ma “padri e fratelli, miti, pazienti e misericordiosi”; uomini che per Francesco “devono essere capaci di sorvegliare, vigilare e proteggere il gregge che sarà loro affidato”.

Stile pastorale che diventa modello per tutti
Le parole del Papa indicano come lo stile pastorale mostrato in questi primi cento giorni sul Soglio di Pietro si proponga come modello per l’episcopato universale, per le periferie più lontane. Fin dai suoi primi giorni di Pontificato, d’altronde, Francesco aveva sottolineato la necessità di rinnovare l’impulso missionario della chiesa cattolica, invitando tutti a uscire da se stessi e ad andare a portare il Vangelo fin nelle periferie più lontane. In particolare, lo aveva detto ai sacerdoti durante la solenne messa del Crisma, lo scorso giovedì santo nella basilica di San Pietro. Uscire e sperimentare l’unzione, “sentire l’odore delle proprie pecore”. Altrimenti, sottolineava Bergoglio, “il prete diventa triste”, si riduce a essere un mero conservatore di anticaglie, di reperti da museo.

“I vescovi amino la povertà”
Ma i futuri vescovi dovranno anche essere orientati a dar vita a quella chiesa per i poveri di cui il Papa più volte ha richiamato la necessità: i membri dell’episcopato, ha detto Francesco, saranno tenuti “ad amare la povertà”. Una povertà “interiore, che è la libertà per il Signore”, ma anche una esteriore che si declina “nella semplicità e austerità di vita”. I nunzi dovranno quindi andare a cercare uomini “che non abbiano una psicologia da prìncipi”. Determinante, ha aggiunto Bergoglio, è che “non siano ambiziosi e che non ricerchino l’episcopato”. Il Papa torna così a criticare il carrierismo “che tanto male fa alla chiesa”, aveva ribadito solo poche settimane fa.

Il monito di Benedetto XVI
Frasi in piena continuità con quelle durissime che Joseph Ratzinger aveva pronunciato nel febbraio del 2012 davanti al clero della Diocesi di Roma : “La superbia e l’arroganza sono la radice di tutti i peccati – disse allora Benedetto XVI – e spingono alla ricerca del potere, all’apparire agli occhi degli altri, non preoccupandosi di piacere a se stessi e a Dio”. Inseguire il successo, aggiungeva il teologo tedesco, “rende infelici e bisogna saper accettare anche un piccolo ruolo nella chiesa”. Tuonava, Ratzinger, contro “la vanagloria che avvelena la vita della chiesa e non rende felici”. Una riflessione che si concludeva ammettendo che all’origine della divisione tra cristiani c’è “la mancanza di umiltà”  .

“Cedere alla mondanità ci rende ridicoli”
Francesco ha anche ricordato come sia sempre presente “il rischio, anche per gli uomini di chiesa, di cedere alla mondanità spirituale”. Bergoglio ha citato Giovanni XXIII, quando ha parlato di “fogliame inutile” che distoglie l’attenzione dall’essenziale: “Cedere allo spirito mondano espone noi pastori al ridicolo. Potremo forse ricevere qualche applauso, ma quegli stessi che sembreranno approvarci, poi ci criticheranno alle spalle”.

 

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