Certo, la situazione economica non induce all’ottimismo e non consente troppi slanci riformatori ed espansivi per una politica economica che non sia solo dettata da una ottusa ortodossia rigorista di stampo teutonico.
Certo, le vicende giudiziarie che coinvolgono Silvio Berlusconi provocano tensioni all’interno della maggioranza di governo e pulsioni nello stesso Pdl che tendono a esacerbare toni polemici e a indurre in tentazioni e scorciatoie elettoralistiche, foriere magari di successi per il Pdl ma di certo non per il Paese che sprofonderebbe ulteriormente in un dibattito da referendum pro o contro Berlusconi; che sia poi Silvio o Marina è per certi versi secondario.
Certo, il Pd vive con sempre meno entusiasmo una contingenza politica che lo obbliga a governare con l’odiato Silvio per di più assecondando o cercando di condizionare priorità di politica economica che sono per lo più dettate dal Pdl. Senza considerare che il Pd è in perenne campagna elettorale interna a caccia di una leadership che ancora non c’è e magari aspettando il Godot di turno.
Ma considerando tutti questi problemi, variabili e fattori, il dibattito politico sembra aggrovigliarsi in una pericolosa inconcludenza alla ricerca di una soluzione sull’Imu, di una copertura per il congelamento dell’aliquota Iva e su spinte populistiche e antimilitaristiche che producono pulsioni vendolian-grilline nel Pd. La vicenda della mozione sugli F35, con un rimando a decisioni solo parlamentari a detrimento di una politica governativa degna di questo nome, è ancor più sconcertante se si considera la solidità potenziale di una coalizione Pdl, Pd, Scelta Civica, e la presenza di alto profilo nei principali ministeri con innovazioni e innesti di prim’ordine ai vertici della burocrazia del ministero dell’Economia.
C’erano e ci sono tutte le premesse per non vivacchiare. A patto che non si voglia vivacchiare.
