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Il Fatto di Travaglio smaschera il bluff a 5 Stelle

I giornalisti, si sa, nella logica grillina, sono tutti “pennivendoli e gossippari da cacciare dal Parlamento”. Tra le poche eccezioni, nel “complotto” generale dei media contro il M5S, Beppe Grillo poteva contare su Marco Travaglio e sul Fatto quotidiano, considerati “amici” del movimento e favorevoli alla sua ascesa. Poteva. Già perché ultimamente non è più così. Il quotidiano diretto da Antonio Padellaro è stato critico con le ultime mosse a 5 Stelle.

Dopo il duro commento del vicedirettore sui ribattezzati “Grullini” per quanto riguarda il caso Gambaro, oggi un nuovo articolo a firma di Paola Zanca che smaschera i bluff a 5 Stelle.
La giornalista rivela che a Roma sabato prossimo sarà presentato il primo progetto di parlamento elettronico. Un esperimento su cui stanno lavorando 19 professionisti volontari che però differisce da quello su cui sta lavorando Gianroberto Casaleggio. “E’ una sfida tra due modelli storici – commenta Emanuele Sabetta, responsabile romano del progetto – il nostro è ‘sicurezza tramite la trasparenza’, il suo è ‘sicurezza tramite l’oscurità. Vinca il migliore”. Una logica di sfida che mal si concilia con quella partecipativa della rete a cui il M5S dovrebbe fare riferimento.

Paola Zanca racconta poi i malumori tra i 5 Stelle romani dopo la consultazione sull’assessorato offerto da Ignazio Marino stoppata da Grillo. “A che serve votare se poi non ci ascoltano?”, dice indispettita la base del M5S, viene spiegato nel pezzo.

E, insieme alla delusione degli elettori del M5S, sembra di sentire anche quella del Fatto.

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