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Berlusconi e la mossa obbligata di Forza Italia bis

Caro direttore,
di questi tempi, nessuno vorrebbe essere nei panni del Cavaliere di Arcore, tantomeno chi le scrive. Tuttavia, provo per attimo ad entrare nella sua testa per tentare di rispondere al quesito posto con il suo articolo che, giustamente a mio avviso, pone la questione sugli obiettivi e le possibili conseguenze che stanno dietro alla (ri)nascita di Forza Italia.

Siamo in presenza di una iniziativa che, per vari aspetti, era da tempo programmata da parte di Berlusconi, ovvero un suo pensiero ricorrente da quando, dimessosi dall’incarico di premier e (chi lo conosce sa bene) sinceramente intenzionato a fare un passo indietro rispetto ad un ruolo operativo nel suo partito, si è ritrovato condannato per la questione dei diritti Mediaset. Sul punto, solo il tempo potrà dire quali effetti avrà sul Paese quella prima sentenza e quello che poi a molti sembra un accanimento persecutorio nei confronti di un solo uomo: probabilmente, in nome di un superiore interesse nazionale, si sarebbero potute percorrere vie di maggiore buon senso, ponendo così definitivamente la parola fine ad una questione ventennale.

Conducendo una campagna elettorale come sa fare, Berlusconi è riuscito in quella che sembrava essere una mission impossible, non vincendo ma sfiorando di poco la prima posizione. Tuttavia, pur recuperando dalle posizioni iniziali percentuali di consenso che pochi immaginavano possibili, rispetto alla precedente tornata il suo partito ha perso milioni di voti, circa sei, segno inequivocabile che, nonostante il soddisfacente risultato, qualcosa andava cambiato.

Il resto è storia recentissima. Nonostante le dichiarazioni di circostanza, il governo Letta non piace particolarmente a nessuno dei due grandi azionisti. Il pericolo maggiore viene però dal partito del premier, non certo da Berlusconi. Quest’ultimo non ha alcun interesse personale a farlo cadere: troppo alto il rischio che si possa formare una maggioranza alternativa spostata ancora più a sinistra e supportata dai transfughi grillini che, giorno dopo giorno stanno voltando le spalle al proprio guru. E le conseguenze sarebbero per lui nefaste, data la questione aperta con le sentenze e la discussione che si aprirà sulla sua possibile ineleggibilità.

Può tuttavia alzare l’asticella e metterlo in discussione su ciò che farà sui temi delle promesse elettorali del centrodestra. Per ciò che ha fatto fino ad oggi, nonostante luci ed ombre legate a decisioni rinviate su Imu ed Iva, è innegabile il ruolo da “regista” che esercita il buon Silvio.

Per continuare a dirigere il film, ha però bisogno di mettere ordine nel suo partito, calmare i falchi, rassicurare i suoi ministri e nel contempo richiamare a sè gli elettori delusi che non lo hanno votato, molti dei quali nostalgici del ’94 e che hanno poi avuto modo di constatare la pochezza delle possibili alternative uscite dall’urna di febbraio.

In sintesi, è un’abile mossa ed una soluzione obbligata quella di un ritorno al futuro con un marchio, Forza Italia, che mai come in questo momento di confusione e di crisi profonda, economica, dei partiti e delle istituzioni, può suonare alle orecchie di molti come uno slogan per tutto il Paese, un sorta di auspicio a risollevarsi, un messaggio di stimolo alla speranza e fiducia che racchiude, al di là ovviamente delle diverse opinioni politiche di parte.

Forza Italia, al contrario del freddo acronimo Pdl, è sinonimo del marchio Berlusconi: insieme, quando sarà, rappresentano una valida sinergia nella scheda elettorale.

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