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Datagate, l’Europa reagisce con ipocrisia. Parla Pelanda

La tensione tra Usa e Europa dopo il caso Datagate è forte. Sono numerose nel numero e severe nei toni le richieste di chiarimento delle cancellerie del Vecchio Continente, compresa l’Italia.
Tutte chiedono di chiarire agli Stati Uniti il perché del presunto spionaggio ai danni di un partner strategico come l’Europa.
Un atteggiamento “ipocrita”, secondo Carlo Pelanda – esperto di relazioni internazionali ed editorialista del Foglio e di Libero – che, in una conversazione con Formiche.net, spiega perché le lamentele gridati dei governanti europei nascondono altri fini.

Professore, le reazioni italiane ed europee allo spionaggio americano sono state violente. Questo allarme è giustificato secondo lei?
Sul piano politico, i politici devono per forza far finta di essere indignati. La verità è che non solo tutti sanno come funziona, ma alcuni Stati maggiormente critici, come la Francia, hanno strutture di intelligence che non hanno nulla da invidiare a quella americana. Tutti spiano e sono spiati.

Qualcuno, come la Germania, ne fa però un discorso di fiducia tra partner.
La cosa più ovvia che possa succedere è che alleati si spiino l’uno con l’altro e che, pur sapendolo, chiudano un occhio. Farlo è abbastanza usuale perché aumenta fiducia reciproca, dal momento che ci si controlla a vicenda senza trovare elementi di pericolo. Il vero aspetto emerso in questa vicenda è un altro.

Ovvero?
Una cosa di cui la stampa non parlerà mai: l’esistenza di servizi di intelligence dedicati al business nazionale. Gli Stati Uniti hanno un ramo dei servizi che tutela le loro aziende dallo spionaggio industriale. Ma strutture simili esistono anche in Francia e Germania. Ecco perché quei due Paesi in particolare si sono inviperiti.

Ammesso che sia vero, perché tanto clamore mediatico?
Riassumerei tutto in due motivi. Uno l’ho accennato prima ed è non sfigurare davanti all’opinione pubblica quando questi temi arrivano sulla stampa e sono conosciuti da tutti. Il secondo, decisamente più importante, è che quanto è accaduto offre a molti Paesi europei un vantaggio negoziale. Lo schema è collaudato: mi fingo risentito e per smettere di esserlo chiedo un premio, che può essere denaro o altro. E avere un vantaggio del genere nei confronti degli Stati Uniti non è cosa da poco. Anche se è altro ad allarmare gli Usa.

Si spieghi meglio.
Ho la sensazione che questa fuga di notizie non provenga fuori dell’America, ma sia il frutto di una falla interna, di una “guerra” tra agenzie che va avanti da mesi. E ovviamente gli americani sono molto preoccupati per questo. Si preoccupano meno di tutte le dichiarazioni pubbliche e del risalto che questa vicenda ha sulla stampa. Durerà il tempo di un’estate.

Magari durerà poco, come dice lei, ma non rischia di mettere in un angolo Barack Obama? E che farà il presidente americano per tamponare questa crisi diplomatica?
Obama è già finito. È una medusa, che fluttua nel mare che lo circonda, senza sapere ciò che accade, né perché. È un buon ripetitore di discorsi, ma non riesce a governare certi processi. Finito il suo secondo mandato non se lo ricorderà più nessuno. Cosa vuole che faccia, farà qualche altro viaggio in giro per il mondo sperando che tra qualche settimana non si parli più di queste vicende.

Datagate, Der Spiegel rivela: Germania spiata come nessun altro Paese europeo. Ira di Berlino (fonte video: Euronews)

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