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Egitto, golpe militare o popolare?

Golpe militare o “golpe” popolare? È questo l’interrogativo che avvolge la deposizione del presidente egiziano Mohammed Morsi a seguito delle proteste di piazza al Cairo.
Un colpo di stato che Stratfor, società leader nel settore dell’intelligence, definisce “atipico”.

IL POPOLO È CON L’ESERCITO?
Considerando che l’esercito ha rimosso forzatamente un presidente eletto – scrive Stratfor in un report sulla situazione egiziana – l’intervento militare è davvero un colpo di Stato. Allo stesso tempo, a differenza di altri golpe, non sarà imposto un governo delle Forze Armate.

IL FUTURO DELL’EGITTO
La società di intelligence sottolinea come attorno alla rimozione di Morsi vi sia un ampio sostegno popolare, così che “l’autorità provvisoria che lo sostituirà in una fase di transizione comprenderà rappresentanti di tutti i principali partiti politici della nazione”. Un governo differente da quello guidato dal Consiglio Supremo delle Forze armate dopo le dimissioni di Hosni Mubarak nel 2011.

SENZA SCELTA
Secondo Stratfor il problema principale del sistema politico egiziano risiede piuttosto nel fatto che i militari hanno sempre governato il Paese da dietro le quinte. Una modalità di sempre più difficile attuazione, vista la domanda popolare di democrazia accompagnata a uno stato comatoso dell’economia. Il malcontento crescente ha convinto i militari a sbarazzarsi di Morsi, ma un loro intervento diretto sarebbe improbabile, perché acuirebbe le tensioni. Ciò di cui ha bisogno l’Egitto – conclude la società di intelligence – è di un governo di coalizione che riformi il Paese e lo emancipi dalla dipendenza dalla sua unica fonte di potere: le Forze armate.

Notte di violenze in Egitto, oggi scade l’ultimatum dell’esercito a Morsi (fonte video: Euronews)

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