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Vi spiego perché quello egiziano è stato un golpe popolare

Nelle strade del Cairo e di altre città dell’Egitto si respira un’atmosfera di gioia. I carri armati fanno parte del paesaggio urbano a causa dell’intervento militare, ma la gente è felice. Il regime di Morsi è caduto e quella era la volontà del popolo.

In un’intervista a Formiche.net, Shahira Wassef, responsabile della cooperazione con la Germania del Ministero della Cooperazione Internazionale egiziano, racconta i paradossi del cosiddetto “soft-golpe” in Egitto. Chi guarda la Cnn, la Bbc o Al-Jazeera può pensare che quanto sta accadendo è semplicemente qualcosa di sbagliato, ma la situazione dell’Egitto è molto più complessa. Secondo Wassef, “la questione più importante è la distribuzione dei poteri momentanei. Adel Mansour, presidente ad interim, ha ora tutti e tre poteri nelle sue mani: giudiziario, legislativo ed esecutivo. In questo momento è importante garantire una transizione democratica. Si teme, però, che nel giro di poche ore ci possa essere un ulteriore spargimento di sangue in Sinai, già che i Fratelli Musulmani chiedono un “consiglio di guerra” e la Jihad in nome di Morsi”, sostiene Wasseff.

Sembra un paradosso che dopo un colpo di Stato in Egitto si festeggi con i fuochi di artificio. Come si vive l’intervento dei militari nella vita politica del Paese?

Lo è perché i media occidentali definiscono quanto sta accadendo come un colpo di Stato, con tutta la sua connotazione negativa. Ma qui si è aperto un dibattito sul tema. Si tratta di un colpo di Stato perché i militari sono intervenuti per rovesciare i Fratelli Musulmani. Ma allo stesso tempo non è un colpo di Stato perché è stato richiesto dal popolo rovesciare questo regime. Non si tratta di un’azione fatta da un gruppo di militari improvvisamente. Il vertice militare si è impegnato a non svolgere un ruolo politico nel prossimo periodo e ha indicato alla Corte suprema costituzionale il presidente ad interim attuale dell’Egitto: Adly Mansour.

Un ruolo politico che però hanno svolto in altre situazioni.

Il problema principale non è però se si tratta di un colpo di Stato o meno. L’unico motivo per cui gli egiziani potrebbero essere scettici è il fatto che il vertice militare che ha governato l’Egitto per un anno e mezzo nel 2011 ha dimostrato di non essere all’altezza alle aspettative democratiche e civili dopo la caduta di Mubarak e del suo regime. Oggi si considerano i militari l’unica speranza per rovesciare i Fratelli Musulmani e garantire una transizione verso modifiche costituzionali e parlamentari prima di nuove elezioni presidenziali.

Qual è la situazione sociale dell’Egitto? È davvero peggiorata nell’ultimo anno?

Sì, la situazione in Egitto è peggiorata. Oltre alla crisi economica, Morsi non ha impostato i salari minimi e massimi come promesso. Ci sono tassi molto elevati del debito e il reddito nazionale prodotto dal turismo è andato sotto la media, con quasi nessun investimento estero. Ci sono indici di crescita negativa del Pil, svalutazione della moneta, e un problema di mancanza di energia elettrica e approvvigionamento idrico. Ma i fattori più importanti sono stati la mancanza di sicurezza. Persone di diversa estrazione religiosa e sociale combattevano e uccidevano l’altro nelle strade e il governo non ha fatto niente. Donne e bambini sono stati maltrattati. La Costituzione ha numerosi articoli controversi, ma non si è verificata una prosperità politica, economica e sociale. I Fratelli Musulmani si sono concentrati ad accusare i media e i non credenti. Gli egiziani sono noti per essere persone religiose su scala generale e questo atteggiamento ha portato la maggiore parte delle persone in piazza. In poche parole, l’estremismo di religione era uno dei motivo della rivolta.

Può esistere un islamismo moderato in politica?

Questa è una domanda difficile. Prima c’è bisogno di definire che cosa significa “moderato”. La moderazione è molto soggettiva e può essere influenzata da una manciata di fattori: la modernizzazione, la globalizzazione e lo sviluppo umano. Questo se assumiamo che la moderazione implica modernizzazione di intese e applicazioni di idee islamiche (Sharia) e l’adattamento al pensiero moderno e di vivere. Alcuni credono che la commistione tra religione e politica non sia la migliore delle opzioni. Ma gli egiziani forse imposteranno la religione nella loro vita di ogni giorno, che comprende la politica, molto prima che la gente separi la religione dalla politica.

Qual è il ruolo degli Stati Uniti in questa vicenda?

Gli Stati Uniti danno pieno sostegno a Israele, che è vicino dell’Egitto. La stabilità dell’Egitto influisce sulla stabilità e la pace nella regione, così come sulla sicurezza di Israele. Anche il canale di Suez e la bocca dei Paesi del bacino del Nilo svolgono un ruolo importante. L’Egitto è un alleato militare per gli Stati Uniti e ciò si riferisce anche all’accordo di Camp David tra Egitto e Israele. In particolare, per quanto riguarda gli ultimi eventi, l’amministrazione Obama ha appoggiato e sostenuto i Fratelli Musulmani e aveva chiaramente avuto offerte che sembrano incomprensibili per la maggior parte egiziani. I Fratelli musulmani e gli Usa hanno idee fondamentalmente diverse per quanto riguarda la questione israelo-palestinese, per esempio, il che pone un grande punto interrogativo su questo rapporto. Oggi ci sono segni di aggiustamento della posizione americana sugli eventi in Egitto. Non sarebbe sorprendente assistere ad un cambio drastico di posizione. Per ora, il popolo egiziano è molto deluso dal governo americano.

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