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F-35, Pinotti archivia il conflitto tra governo e Parlamento

Il programma F-35, il caccia americano di Lockheed Martin partecipato da Finmeccanica, ha vissuto in Italia dei momenti di “scompiglio”. Il tema è stato, ed è tutt’ora, terreno di scontro politico.

NESSUN CONFLITTO
Uno scontro sul quale intende fare chiarezza il sottosegretario alla Difesa Roberta Pinotti. Per l’esponente democratica – intervistata dall’Unità – il programma F-35 non costituisce un elemento di “conflitto tra governo e Parlamento, ma anzi “la mozione approvata dalla Camera è chiara: dal programma non si esce ma ogni ulteriore acquisizione sarà successiva all’approfondimento operato dal Parlamento”.
La Pinotti archivia così definitivamente alcune criticità sopraggiunte negli scorsi giorni. Il 3 luglio una nota diffusa dal Consiglio supremo di difesa – presieduto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – aveva sottolineato come il Parlamento non può avere un diritto di veto su “decisioni operative” sui programmi di ammodernamento delle Forze Armate che spettano al governo.
La nota diffusa dal Quirinale a seguito della riunione, rispondeva così – senza mai citarla – alla mozione passata alla Camera il 26 giugno scorso nella quale si sostiene sia il Parlamento ad autorizzare, con diritto di veto, l’acquisto degli F-35.

NO A VALUTAZIONI IDEOLOGICHE
Secondo il sottosegretario alla Difesa il rischio maggiore che va evitato è quello di una disputa ideologica, tutt’altro che inconsueta quando si parla di temi militari. L’esponente del Pd ha ricordato come la nostra Costituzione dica che la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. E che l’Italia ripudia la guerra, ma deve essere in grado di difendersi da eventuali attacchi, il cui rischio aumentato viste le tensioni che segnano l’area del Mediterraneo.

LA RICADUTA OCCUPAZIONALE
La strategicità delle scelte di una nazione – spiega la Pinotti all’Unità – si costruisce anche attraverso la programmazione. “Il programma è stato avviato nel 1008 e ha due approvazioni parlamentari alle spalle. A cui si aggiunge la decisione del precedente governo di diminuirne il numero”, da 131 a 90. Uscire oggi dal programma vorrebbe dire non solo “buttare via tutti i soldi finora impegnati”, ma anche, ricorda il sottosegretario, bloccare un importante ritorno sul territorio come lo stabilimento di Alenia a Cameri che lavorerà ai caccia.

UNA DIFESA MODERNA ED EUROPEA
La senatrice democratica ha infine ricordato come anche il futuro della difesa italiana – lo sostengono da tempo autorevoli esperti e report di istituti internazionali – debba passare da una difesa comune europea, un tema sul quale l’Italia proverà a fare un “decisivo passo in avanti” nel Consiglio europeo di dicembre. “È importante – ha concluso la Pinotti – perché ci consente di ragionare di complementarietà dei sistemi di difesa, affinché non tutti abbiano lo stesso armamento e quindi coniugare l’esigenza della sicurezza con la possibilità di spendere meno. Per fare questo, bisogna cedere una parte di sovranità e andare verso l’esercito europeo”.

Lockheed Martins conferma partecipazione italiana a programma F35: 4 mld di utili per l’Italia (fonte video: Meridiana Notizie)

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