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O’Scià, la messa di Papa Francesco a Lampedusa contro l’indifferenza

Ha indossato i paramenti viola in occasione del suo primo viaggio da Papa. Una visita breve e all’insegna della semplicità, ma soprattutto dal carattere penitenziale.
Ma non solo le vesti. Anche la tipologia di messa, i brani scelti – la prima lettura con la storia di Caino e Abele, il salmo ‘miserere’ e la seconda lettura con la strage degli innocenti – indicano il carattere penitenziale dell’intera celebrazione.
Alla messa presieduta da Papa Francesco nell’area sportiva di Lampedusa hanno partecipato circa15mila persone.

Risvegliare le coscienze e vincere l’indifferenza

Quella di Papa Francesco non ha voluto essere solo una commemorazione dei 15 mila uomini morti in mare negli ultimi venti anni. “Ciò che è accaduto non si ripeta”, ha detto nell’omelia. Poi ha chiesto perdono per l’indifferenza in cui viviamo e ci fa restare immobili anche dinanzi a simili tragedie:
“Ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare, a compiere un gesto di vicinanza ma anche a risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta, non si ripeta, per favore”, ha detto il Papa riferendosi alla tragedia dei migranti morti in mare. Parlando di loro il Pontefice ha detto: “Cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie ma hanno trovato la morte. Quante volte coloro che cercano questo non trovano accoglienza, non trovano solidarietà. Che le loro voci salgano fino a Dio”. Ma Bergoglio ha però tenuto a ringraziare due volte gli abitanti e gli operatori di Lampedusa “per la loro solidarietà”.
“La cultura del benessere che ci porta a pensare a noi stessi ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono illusioni del futile, del provvisorio, che portano alla globalizzazione dell’indifferenza”, ha detto il Papa.

“Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli o sorelle?

Nessuno: tutti noi rispondiamo così”, ha sottolineato il Pontefice, “io non c’entro, saranno altri, non certo io. Ma Dio chiede a ciascuno di noi “dov’è il sangue del tuo fratello che grida fino a me? Abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna”, ha detto Bergoglio citando anche la parabola evangelica del buon samaritano.
“Ho sentito recentemente uno di questi fratelli. Prima di arrivare qui sono passati tra le mani dei trafficanti che sfruttano la povertà degli altri per farne fonte di guadagno. Quanto hanno sofferto, ed alcuni non sono riusciti ad arrivare!”
“Chiediamo perdono per l’indifferenza, per chi si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore, per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno portato a situazioni che conducono a questi drammi. Perdono Signore”, così Papa Francesco in chiusura dell’omelia della messa che ha tenuto  a Lampedusa in memoria dei migranti morti in mare.

O’Scià

Parlando a braccio il Papa ha rivolto poi un saluto agli immigrati musulmani: “O`Scià” – che è un intercalare tipico dei lampedusani che significa ‘sei il mio respiro’.
Dopo l’omelia, un lungo momento di silenzio commosso. Le preghiere dei fedeli si sono rivolte anche ai governanti e alle autorità civili perché garantiscano “il bene di ogni persona”.

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