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Kazakhstan, il caso visto dal Viminale

Fonti del Viminale difendono l’operato della Questura nell’operazione che portò all’espulsione dall’Italia di Alma Salabayeva e della ragazzina Alua, rispettivamente moglie e figlia di Mukhtar Ablyazov (nella foto), principale oppositore del presidente del Kazakhstan Nursultan Nazarbayev. Un caso di cronaca che potrebbe nascondere un intrigo internazionale in cui si mescolerebbero geopolitica e interessi economici.

CHE COSA È SUCCESSO
La notte del 29 maggio scorso una squadra di agenti della Digos fa irruzione in una villetta a Casal Palocco, periferia bene della Capitale. Cercano il magnate Ablyazov, ex banchiere, ricercato per truffa, da poche ore oggetto di un mandato di cattura internazionale emesso dal Kazakhstan. Non trovano il padrone di casa, bensì la moglie, i domestici, un cognato, la bambina di 6 anni. La donna presenta un passaporto diplomatico emesso dalla Repubblica del Centroafrica e intestato fittiziamente a tale Alma Ayan. Si teme sia falso. La donna viene scambiata per una immigrata clandestina, trasferita in un Cie e successivamente espulsa dall’Italia. Negli scorsi giorni la svolta. Secondo una sentenza del tribunale di Roma la procedura non è stata corretta, perché basata su un presupposto rivelatosi falso, e cioè che la signora avesse un passaporto taroccato, invece valido.

LA GIUSTIFICAZIONE DEL VIMINALE
Secondo le dichiarazioni di alcune fonti, riportate dall’Ansa, emerge che “non sussistono dubbi sulla correttezza dell’attività svolta dalla Questura di Roma in quanto la cittadina kazaka è entrata nel territorio dello Stato sottraendosi ai controlli di frontiera; inoltre, la sola assenza sul passaporto di timbri o visti di ingresso”, legittimando così lo spostamento nel Cie di Ponte Galeria.

IL DOCUMENTO CONTESTATO
Il documento – riporta Ansa – a quanto riferiscono ambienti del Viminale, “presentava evidenti segni di contraffazione ed era mancante di timbro o visto di ingresso in area Schengen”. A causa di queste irregolarità è stata considerata “clandestina”. Il 31 maggio, proseguono le fonti, l’ambasciata kazaka ha confermato le esatte generalità della donna ed ha fornito il lasciapassare per il rimpatrio.

NESSUNA RICHIESTA D’ASILO
Infine, concludono le fonti del Viminale, Alma Shalabayeva, pur avendo avuto la possibilità di chiedere asilo in Italia, “non ha mai esercitato tale facoltà e nemmeno manifestato alcun timore di eventuale persecuzione in vista del rimpatrio, neppure in occasione dell’udienza di convalida del provvedimento esecutivo dell’allontanamento celebrata alla presenza dei legali di fiducia”.

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