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Renzi e l’altra faccia del Pd

Per gentile concessione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il commento di Pierluigi Magnaschi uscito sul quotidiano Italia Oggi.

L’indirizzo della via è cambiato ma il Pd pretende di continuare a gestirsi come se la sua sede centrale fosse ancora in via della Botteghe Oscure e non dalle parti di Trinità de’ Monti. Pier Luigi Bersani, del resto, viene da quella trafila, esce da quella scuola, ha contratto quelle abitudini. Via della Botteghe Oscure era la cabina di pilotaggio che esprimeva la linea del partito. La periferia era autorizzata ad approvare acriticamente ed entusiasticamente i documenti prodotti in via delle Botteghe Oscure. Questa infatti era la cosiddetta partecipazione popolare. Si discuteva. Appassionatamente, anche. Ma sempre sulla base del canovaccio romano che, alla fine del dibattito, doveva essere approvato senza chiose.

Il Pd è cambiato. Ma molti che comandano in questo partito, sono rimasti gli stessi, impermeabili a ogni cambiamento. Occhetto, D’Alema, Veltroni, Fassino e Bersani, sono i perenni figliocci di Enrico Berlinguer. Sono loro che, da quando Berlinguer è morto (nel 1984, ben 29 anni fa!) si spupazzano il partito, strattonandoselo dall’uno all’altro come se fosse un pupazzo. Che il Pd sia cambiato, lo dimostra il fatto che persone così diverse da quelle formatesi nel Bottegone, come Matteo Renzi, possono oggi, non solo candidarsi per conquistare il vertice del partito, ma possono anche rischiare di riuscire in questa impresa che, solo dieci anni fa, sarebbe stata impensabile.

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