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Il destino dei Trident nella Scozia indipendente

Se a settembre del prossimo anno gli scozzesi dovessero votare a favore dell’indipendenza dalla Gran Bretagna, la base di Faslane che ospita il deterrente nucleare britannico potrebbe rimanere sotto la sovranità di Londra. Una delle soluzioni che il governo britannico potrebbe adottare in caso di “sì” alla Scozia indipendente è concedere a Faslane, nella regione di Argyll e Bute, lo stesso status delle basi britanniche a Cipro, trasformandole in un’enclave di Sua Maestà nel territorio di un altro Stato.

Un’ipotesi che ha scatenato la reazione dello Scottish National Party, partito di maggioranza nel parlamento di Edimburgo e promotore della consultazione. Per i leader del SNP farla finita con il nucleare dovrà essere una priorità della futura Scozia indipendente.

Ma almeno al momento, come riporta il Guardian, dalle parti di Londra il piano è uno solo e si basa sulla speranza che gli scozzesi votino “no” all’indipendenza, così che non si ponga il problema. E’ però lo stesso quotidiano a scrivere che dentro il ministero della Difesa si studiano piani alternativi.

Sono due al momento: Il primo è dismettere la base e spostarla altrove, più a sud. Una soluzione che, spiegano senza quantificare nel dettaglio, costerà “molti soldi” che andrebbero a pesare anche sulle casse di Edimburgo nel periodo di due anni che dovrà passare prima che eventualmente la Scozia diventi indipendente. Per il governo scozzese si porrebbe inoltre il dilemma dei 6.000 posti di lavoro nella base e delle altre migliaia che ruotano attorno all’indotto.

L’altra possibilità è mantenere la base sotto la sovranità britannica così da lasciare ai sottomarini l’accesso all’Atlantico. La base potrebbe mantenere questo status per un periodo iniziale di dieci anni, in attesa dello smantellamento, se gli scozzesi dovessero respingere la richiesta di mantenere i missili nucleari Trident a Faslane. Oppure, se Edimburgo dovesse dare il proprio ok, il sistema d’arma rimarrebbe in Scozia e i governi negozierebbero la concessione dell’area. Secondo quanto scrive l’Independent, l’ipotesi enclave è stata tuttavia definita poco praticabile da fonti del numero 10 di Downing Street.

I sondaggi sono ancora sfavorevoli alla causa del “sì”, ma il primo ministro scozzese Alex Salmond e gli indipendentisti continuano la campagna per promuovere i benefici di una Scozia che descrivono come più equa e verde fuori dalla sovranità di Londra. Paradossalmente un sondaggio realizzato a maggio da Panelbase rilevava come la percentuale dei favorevoli all’sì aumentava quando si accostava il voto all’altro ipotetico referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, ventilato dal premier britannico David Cameron e che potrebbe tenersi nel 2016. Dal canto loro, Cameron e il laburista scozzese Alistair Darling, tra i promotori del ‘no’, fanno appello affinché si enfatizzi l’importanza della tradizione britannica per la stessa Scozia.

Il futuro dei sottomarini lanciamissili balistici equipaggiati con i missili nucleari è l’ultimo nodo in ordine di tempo sollevato nel dibattito sull’indipendenza. Tra gli altri ci sono stati la necessità di rinegoziare l’adesione di un ipotetico Stato scozzese agli organismi internazionali e all’Unione europea e la possibilità per Edimburgo di continuare a usare la sterlina.

Tra i promotori del “sì” le varie obiezioni sollevate da Londra sono considerate alle stregua di “oltraggiosi tentativi di intimidazione”. Lo ha spiegato ai microfoni di Good Morning Scotland sul Bbc radio, la vicepremier scozzese, Nicola Sturgeon. Prima di tutto, ha voluto sottolineare, non si farà niente senza un accordo con il governo scozzese e, parlando a nome del suo partito, il SNP, “nessuna intesa sembra all’orizzonte”. Stugeon ha esortato i politici di Londra a sedersi al tavolo delle trattative per discutere della dismissione dei Trident in caso di vittoria dei ‘sì’. “Una questione di principio”, per lei , per il suo governo e per il suo partito.

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