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Galli della Loggia, Occhetto, e le “vie nuove”

Ernesto Galli della Loggia sul Corriere del 15 luglio c.m., prendendo spunto da due vicende accadute in Umbria, esattamente a Perugia, dove ha chiuso la storica e rinomata pasticceria Sandri e a Spoleto dove è stato celebrato lo sceneggiatore e  scrittore cinematografico Enrico Medioli, tra i più bravi del nostro cinema e della cultura nel mondo mostra amarezza e angoscia  per il declino del nostro Paese. Egli guardando  agli aspetti più evidenti della crisi italiana, che avanza inesorabilmente, si sofferma sui tanti settori coinvolti, tra cui appunto quello del comparto dolciario a Perugia e della cinematografia a Spoleto che stanno portando sempre più all’impoverimento economico, culturale, artistico dell’Italia. E’ una condizione che suscita sfiducia, ”angoscia di aver imboccato  la via verso un precipizio senza sapere se e quando riusciremo a fermarci.” Il pessimismo di Galli della Loggia è comprensibile, riguarda la stessa preoccupazione e il medesimo sconforto che provano milioni di nostri connazionali.

Egli assegna la responsabilità dell’avversa situazione alla politica e ai partiti, impotenti nell’individuare strategie di guida e di governo, per fronteggiare l’involuzione del sistema: asfittico, evanescente e inconcludente. Il rimedio che propone qual è? Individuare “vie nuove” per rimettere sui giusti binari una situazione di pericolosa deriva. Esistono queste “vie nuove”? Egli spiega di sì, e se necessario, in ultima analisi, ci si potrebbe affidare a soluzioni “profetiche”, sia individuando un singolo personaggio, che guida il popolo eletto verso la “terra promessa”, un “mosè” in sostanza, che si assume la difficile missione di rompere col passato e di percorrere “vie nuove”, da cui far nascere una moderna utopia, sia considerando il partito politico che ha spirito e capacità profetiche. Nulla da eccepire, se le sue indicazioni non fossero già state sperimentate da altri, rivelandosi fasulle, inconcludenti e bislacche.

Achille Occhetto segretario del PCI nel novembre 1989, all’indomani del crollo del Muro, col famoso discorso della Bolognina, espose al mondo dei comunisti italiani pressappoco la stessa ricetta. Le sue parole furono: “è necessario non continuare su vecchie strade ma inventarne di nuove per unificare le forze di progresso”. E  così fu, tanto che le “vie nuove” si chiamarono Partito democratico della Sinistra (PDS), Democratici di Sinistra (DS), Partito Democratico (PD). Le “vie nuove” di Occhetto contribuirono a montare la grande menzogna chiamata nuovismo, a cui “profeti” e partiti nuovisti si sono legati indissolubilmente nell’ultimo ventennio. La politica di oggi che tutti criticano e biasimano, e che provoca malcontento, allontanamento, disaffezione per i partiti è figlia delle “vie nuove” predicate negli anni novanta del ‘900. All’illustre editorialista del Corsera bisogna, quindi, ricordare, perché non perseveri nelle amnesie, che le sue proposte sono state già praticate in concreto  alla fine del secolo scorso, coi risultati che abbiamo visto. L’opinione pubblica fu fortemente condizionata da giornali e televisioni, tra cui anche il noto quotidiano di cui Galli della Loggia è illustre editorialista. La martellante campagna di stampa si concretizzò nell’invito ad abbracciare  come unica soluzione le “vie nuove” e a seguire illuminati “mosè”, con barba e senza.

La falsa, ignobile, disumana stagione della rivoluzione giudiziaria a Milano, a Palermo e nelle tante città d’Italia negli anni novanta faceva parte delle “vie nuove”, e i giornali, svolgendo il ruolo di potente cassa di risonanza, sostenevano che la via giustizialista sarebbe servita poi a dare governabilità e stabilità di governo all’Italia dopo il “fallimento”, enorme falsità!, del pentapartito. Da lì doveva rinascere la fenice dalle sue ceneri più bella e splendente di prima. Dove sta? In questi vent’anni qualcuno ha avuto modo di vederla? Neppure l’ombra! L’unica cosa vista davvero è stata la cancellazione della presenza dei cattolici organizzati dalla politica italiana. L’offensiva lanciata contro di loro, in modo scientifico o subdolo, comunque strumentale, sta avendo ancora oggi i suoi pericolosi effetti, che oltre a lasciare una importante parte del Paese senza rappresentanza consente a qualunquisti improvvisati di essere protagonisti, anche se protagonisti del nulla. Qualche centrale di potere anglo-americana forse vuole così. Galli della Loggia, se bisogna ridare dignità e prestigio all’Italia, dovrebbe indagare e interrogarsi, in modo preoccupato, perché i cattolici sono ormai fuori dalla vita politica italiana? Risolvendo la questione cattolica in politica, può darsi che l’individuazione delle “vie nuove” possa concretizzarsi davvero, recuperando però quelle antiche.

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