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Wall Street promuove Draghi (per ora)

Era il 26 luglio del 2012. “Whatever it takes“, qualsiasi cosa per salvare l’euro, disse il governatore della Bce Mario Draghi di fronte alla grande finanza londinese. Un messaggio che ha segnato lo spartiacque nella crisi dell’eurozona? Sì, almeno dal punto di vista comunicativo. E strategico, con il lancio, sei settimane dopo, del programma di acquisto di titolo Omt (Outright Monetary Transition). Che funziona finché resta inattivo. Una macchina potente, in teoria, il cui rombo si sente solo se spenta, finora.

Il successo degli Omt però, secondo il Wall Street Journal, resta non qualificato e non qualificabile. Diverso il discorso per Draghi. La strada per la ripresa nell’eurozona è ancora lunga, ma secondo il quotidiano bastano due parole per poterlo giudicare: Italia e Spagna.

L’andamento dei tassi italiani e spagnoli

Al picco della crisi di luglio, i tassi sui titoli di Stato di Roma e Madrid crescevano di giorno in giorno, di pari passo con l’aumentare dei dubbi dei mercati sulle effettive possibilità di sopravvivenza dell’euro. Prima del discorso di Draghi i tassi a 10 anni spagnoli erano al 7,4%, al 6,5% quelli italiani. Data la dimensione del mercato del debito sovrano italiano, queste soglie minacciavano seriamente la solvibilità dei due Paesi. Ma i tassi sono crollati nelle settimane successive al discorso del numero uno della Bce e la creazione dell’Omt. E sono rimasti bassi nel corso del 2013 nonostante una serie di shock che avrebbero potuto scatenare nuove crisi finanziarie. Qualche esempio? “Le inconcludenti elezioni italiane, il bailout di Cipro e gli sconvolgimenti portoghesi”. I tassi spagnoli sono in questo periodo circa al 4,6%, quelli italiani al 4,4%. “I mercati sembrano credere seriamente al fatto che la Bce possa tenere le redini della situazione, e che lo farà”, ha spiegato l’analista di Ing Bank Carsten Brzeski.

Svolta finanziaria, non per l’economia reale

Naturalmente il discorso di Draghi ha segnato una svolta per i mercati ma non per la ripresa dell’eurozona. La disoccupazione segna oggi il suo record al 12,2% e il Pil della regione non cresce dal 2011. Le imprese italiane e spagnole, del resto, continuano a pagare interessi sui prestiti troppo più svantaggiosi rispetto alla concorrenza tedesca. “L’intervento a parole non è abbastanza, bisogna fare di più”, ha sottolineato l’economista di Bnp Paribas Ken Wattret. “La Bce dovrebbe acquistare asset privati per stimolare il credito ma sembra riluttante”, ha proseguito.

La sentenza di Karlsruhe

Non solo si avrebbe dovuto fare di più. Il rischio maggiore è oggi quello di oscurare anche gli strumenti esistenti, anche se mai utilizzati, come l’Omt. La Corte tedesca di Karlsruhe dovrà decidere della costituzionalità del programma nel corso dell’anno. Una sentenza negativa sul piano d’acquisto non lo bloccherebbe, certo, ma potrebbe comportare delle restrizioni aumentandone solo la debolezza.

Cosa succederebbe se si facesse ricorso all’Omt

Ma a preoccupare di più, forse, è un ricorso al piano di Draghi, che accenderebbe un riflettore sulla sua potenza di fuoco. Se Spagna, Italia e altri Paesi ricadessero nel marasma, dovrebbero richiedere l’assistenza del fondo di salvataggio europeo passando dai parlamenti nazionali. Non solo. Dovrebbero sostenere riforme economiche e fiscali impopolari, più di quelle già sotto accusa.

E la sfida è su entrambe le facce della medaglia. Se la Bce dovesse davvero intervenire con l’Omt e i mercati ritenessero l’azione velleitaria, la miccia dell’eurozona sarebbe pronta a riaccendersi, se può davvero dirsi completamente spenta. Se, d’altra parte, gli acquisti di titoli risultassero importanti, fermenterebbero l’opposizione tra i circoli tedeschi.

Per spingere al ribasso i tassi sui titoli di Stato a Draghi è bastato un annuncio, che si è legato però all’ondata di liquidità proveniente da oltreoceano. Ma i mercati, in sostanza, per una volta hanno apprezzato lo stallo. Quello che contro cui puntano il dito a livello nazionale.

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