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La svolta epocale di Papa Francesco sui gay è una bufala

Davvero Papa Francesco ha fatto la rivoluzione, su quell’airbus dell’Alitalia che lo riportava a Roma dopo la settimana passata con i giovani a Rio de Janeiro? Quelle parole sui gay e sulle lobby hanno colpito e i giornali (italiani e stranieri) riportano la frase ad effetto: “Chi sono io per giudicare?”.

In realtà, Bergoglio si è rifatto al dettato del catechismo della Chiesa cattolica, quando riconosce che “uomini e donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto, compassione e delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione”. Niente di nuovo, dunque, come dimostrato anche dalla comparazione tra la risposta integrale del Papa alla domanda e il contenuto del catechismo.

Per il filosofo Reale, è “svolta epocale”
Eppure, dalle pagine del Corriere della Sera, il filosofo cattolico Giovanni Reale parla di “svolta epocale”. La chiesa – dice – “non deve puntare alla condanna di chi diverge, ma deve aiutare. Anche se, secondo la dottrina della chiesa, l’omosessualità è un errore perché è scritto nella Bibbia, l’esempio che vale è quello di Cristo nei confronti dell’adultera: chi è senza peccato, scagli la prima pietra”. Nelle parole a braccio di Francesco, il massimo esperto italiano di Platone vede uno scatto in avanti, una spinta affinché “la chiesa esca dai rimasugli nati nel Rinascimento. Deve liberarsi dalla crosta e tornare al Vangelo”. Con una provocazione, poi, Reale nota che “Lutero aveva diverse ragioni quando auspicava il taglio di quello che la chiesa di Roma aveva aggiunto alla verità evangelica”. Su un punto, però, Reale è netto: “Tra le dichiarazioni di Papa Francesco e il pensiero di Benedetto XVI non c’è distanza. Anche Ratzinger, quando è diventato Papa, è diventato pastore”. Il teologo tedesco si è dimesso perché ha compreso “di non riuscire a tagliare con un sistema di potere sviluppatosi in Vaticano quando Wojtyla era ammalato”. Non ci sono dubbi che anche l’ex custode della fede volesse “una Chiesa più forte, e se si leggono attentamente i suoi studi e le sue encicliche” ci si accorge che “è vicino a una chiesa che si liberi da un potere esteriore”.

Il problema è “il diventare una casta”
Diverso è il discorso sulle lobby: “Quando dei modelli di vita diventano sistemi di appartenenza, e questi diventano organizzazioni di potere, ciò è una sciagura e non è tollerabile”, aggiunge Giovanni Reale. Parole che richiamano quelle pronunciate da Francesco nel corso dell’udienza privata con i religiosi sudamericani i cui contenuti sono stati poi diffusi da un sito cileno. In tale circostanza, infatti, il Pontefice, constatò l’esistenza di “una lobby gay”, dicendo che “bisognava vedere cosa fare” al riguardo. “Il diventare casta è terribile, perché nella gestione del potere, specie di un potere che esclude, s’insinua il demonio”, spiega sul Corriere il filosofo ottantaduenne.

Niente di nuovo rispetto a Ratzinger
Parte equilibrato su Repubblica anche il giovane teologo Vito Mancuso, che soffermandosi sulle parole del Papa nota come ci sia un filone di pensiero che considera le parole di Francesco rivoluzionarie e un altro che legge le affermazioni del gesuita argentino come del tutto coerenti con le posizioni di sempre. Mancuso ammette che, “in verità, occorre dire che in assenza di atti effettivi di governo da parte di Papa Francesco volti a modificare la legislazione canonica vigente, entrambe le posizioni hanno una loro legittimità”. E questo perché Bergoglio “non ha detto nulla che anche Benedetto XVI non avrebbe sottoscritto”. Anche in questo caso, gli esempi sono elencati uno a uno: “Le persone omosessuali in quanto tali vanno accolte e per nulla discriminate, mentre gli atti delle stesse non possono trovare accoglienza all’interno dell’etica cattolica; per i divorziati risposati il primato deve essere assegnato alla misericordia; la donna deve avere più spazio nel governo della chiesa, anche se la chiesa non potrà giungere a concederle l’ammissione al sacerdozio, alle donne cattoliche definitivamente precluso”. Tuttavia, il discorso è un altro, ed è quello dell’empatia: “Penso che sia per il clima di empatia che circonda la persona del Pontefice e per il bisogno di cambiamento e di riforma che i cattolici di tutto il mondo avvertono”.

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