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Perché il dopo Bernanke alla Fed infiamma Obama e il Congresso

L’economia Usa cresce più del previsto, ma a un ritmo che la Fed definisce modesto e che le spiana la strada per proseguire con le sue iniezioni record di liquidità. Ma la partita all’interno della Banca centrale americana si sposta in questi giorni su un altro tema.

A preoccupare la Casa Bianca non è più solo la frattura interna al Fomc, il comitato di politica monetaria, sul prolungamento del programma di acquisto di titoli. Il nodo da risolvere per il presidente Barack Obama riguarda il successore di Ben Bernanke alla guida dell’istituto e l’opposizione degli stessi democratici al candidato appoggiato dal presidente, Larry Summers.

La crescita inaspettata del Pil

Buone notizie sul fronte dell’economia Usa: il Pil americano nel secondo trimestre è cresciuto dell’1,7%, di più delle attese di Wall Street, ferme al 1,5%. Gli analisti parlano di un’accelerazione “inaspettata”. Anche la Casa Bianca accoglie questo dato con moderata soddisfazione: “La ripresa dell’economia americana dalla grande crisi – ha commentato a caldo Alan Krueger, consigliere economico di Obama – è leggermente più veloce del previsto”.

Il ritmo modesto secondo la Fed

Gli analisti sottolineano come il dato rafforzi la convinzione che la Federal Reserve comincerà davvero entro l’anno a ritirare le sue misure straordinarie di sostegno all’economia. La Fed, comunque, ha lasciato i tassi invariati al minimo storico, in un range tra lo 0 e lo 0,25%, e confermato il suo piano di sostegno all’economia, ribadendo che continuerà ad acquistare 85 miliardi di titoli al mese per dare fiato a una congiuntura che non è ancora del tutto immune da rischi. Secondo la Banca Centrale Usa, la crescita del primo semestre ha avuto ancora un “ritmo modesto”, insomma non sufficiente per evitare nuovi interventi monetari al ritmo corrente di 85 miliardi di dollari al mese, con un occhio fisso all’inflazione.

I candidati della Casa Bianca

Intanto cresce l’attesa per capire chi succederà a Ben Bernanke. Obama ha fatto sapere di avere in testa una lista di ”candidati formidabili”. Ma niente nomi, pubblicamente. A filtrare sono quindi le indiscrezioni, come quella del Washington Post secondo cui il presidente, nel corso della visita di commiato ai parlamentari democratici, prima della pausa estiva, avrebbe fatto tre nomi: oltre ai già noti Larry Summers, professore ad Harvard, e Janet Yellen, Obama avrebbe inserito nella “short list” anche Don Kohn, membro di Brookings e numero due proprio di Bernanke tra il 2006 e il 2010, gli anni duri della lotta alla peggior crisi finanziaria dai tempi della Grande Depressione del ’29.

La difesa di Summers da parte dell'”amico” Obama

Ma mentre la Casa Bianca prende seriamente in considerazione la sua candidatura, Summers incontra l’opposizione più dura: quella all’interno del suo stesso partito politico. Pur trovando un difensore d’eccezione: il presidente Obama, che ieri ha spiegato ai democrats che a Summers va riconosciuto il merito di aver lavorato per la ripresa dell’economia, esprimendo poi frustrazione per le accuse contro l’economista. Ma molti democratici, sottolinea il Washington Post, continuano ad appoggiare la candidatura alla Fed della rivale di Summers, Janet Yellen.

 

Il candidato alla guida della Fed Larry Summers

L’opposizione dei democrats

La difesa di Summers, definito “un amico” da parte del presidente, arriva tra le lettere di 20 senatori e di 37 membri della Camera Bassa, tutti democrats, che chiedono di nominare subito Yellen al posto di Bernanke. Negli anni, i democratici hanno criticato spesso Summers, non solo per il suo stile definito irritante ma anche per il suo scetticismo nel sostegno alla manifattura, per il suo appoggio senza se e senza ma al libero scambio e ai suoi sforzi per deregolamentare l’industria finanziaria. E così i democrats tentennano, pur elogiando il ruolo di Summers nella definizione delle politiche di Obama, tra cui lo stimolo del 2009 e la legge Dodd-Frank sulla finanza, appoggiata solo in extremis. E come segretario del Tesoro nell’era Clinton, Summers è stato uno degli artefici del boom economico degli anni Novanta che ha permesso di innalzare lo stipendio medio e il valore di Wall Street.

Summers un progressista

“E’ sempre stato un sostenitore fortissimo della lotta alle ineguaglianze e all’austerità, spingendo su strategie di crescita aggressiva basate sulla middle class”, ha detto di lui Neera Tanden, ex funzionaria della Casa Bianca e presidente del Center for American Progress, di cui fa parte anche Summers. “In sostanza, è in linea tutto quello che può essere definito progressivo”.

Un candidato osteggiato anche dai repubblicani

Ma il passato non aiuta Summers. I democrats gli rinfacciano la decisione di aver fatto abrogare il Glass Steagall Act, che impediva alle banche di partecipare al commercio speculativo. Non solo. Si è inoltre schierato contro la proposta di regolare strumenti finanziari, come quei derivati che avrebbero esacerbato la crisi finanziaria del 2008. Posizioni gli hanno regalato il favore dei repubblicani, certo, ma non ora. I liberals lo criticano oggi per altre questioni, come lo scetticismo dell’economista per gli investimenti nell’industria manifatturiera e per l’assunzione di un atteggiamento più duro con la Cina sulla concorrenza in quello stesso settore.

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