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Le riforme strutturali? Basta l’Imu ad incendiare il governo

Le precisazioni del Tesoro sull’Imu vengono descritte come un’operazione “trasparenza”, ma che più chiaramente riescono ad evidenziare soprattutto le tensioni nel governo delle larghe intese. L’abolizione dell’Imu sulla prima casa è una misura molto costosa (4 miliardi di euro), con una “scarsa” efficienza e con effetti regressivi nella redistribuzione della ricchezza, con benefici soprattutto per i più ricchi, meglio l’idea di una “service tax”, spiega il Tesoro, riaprendo una ferita mai chiusa, più politica che tecnico-economica.

Con il Pdl che minaccia la caduta del governo se non verrà abolita l’Imu, si infiamma la partita decisiva per le sorti dell’esecutivo che si giocherà da qui fino al 31 agosto, giorno entro il quale dovrà trovare un compromesso tra le forze di maggioranza e approvare il decreto che sbroglia la matassa fiscale. E la prospettiva più radicale rilanciata dai falchi del Pdl riporta a galla lo spettro dell’instabilità politica che è stata definita come la prospettiva più pericolosa per il Paese proprio ieri, da Saccomanni, sul Wall Street Journal. Ma, soprattutto, le fibrillazioni sull’Imu rendono palese come il governo abbia le mani bloccate sulle ben più impegnative riforme strutturali, in primis sul taglio del debito pubblico, che Letta si è impegnato a portare avanti e la cui urgenza viene ribadita continuamente anche da Fondo monetario internazionale e Bce.

Le 9 ipotesi di intervento

In un documento sulle “Ipotesi di revisione del prelievo sugli immobili“. Per la riforma dell’Imu ci sono 9 ipotesi di intervento e sulla base di queste è necessario adottare scelte politiche per cambiare la tassazione immobiliare, ha affermato il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. La relazione del Tesoro, ha sottolineato il ministro, “intende offrire una rassegna delle diverse ipotesi di intervento sulla tassazione immobiliare che sono emerse nel recente dibattito, corredandole con valutazioni di natura quantitativa e qualitativa”.

Un approfondimento che acuisce la tensione politica

“Esprimo l’auspicio – ha aggiunto Saccomanni – che questo lavoro possa rispondere all’obiettivo che mi ero prefisso quando l’ho avviato: offrire un contributo al dibattito in corso, al chiarimento delle implicazioni concrete delle varie proposte, nella consapevolezza che le scelte politiche debbono basarsi su adeguati approfondimenti tecnici”.

L’effetto regressivo dell’abolizione dell’Imu sulla prima casa

“Un’eventuale esenzione dall’Imu per l’abitazione principale – afferma il Tesoro – comporterebbe per i Comuni una perdita di gettito di circa 4 miliardi annui (di cui circa 3,4 miliardi corrispondenti alle aliquote e detrazioni standard), per la quale sarebbe necessaria un’idonea copertura finanziaria”.

“Questa scelta – secondo il ministero – rappresenterebbe una netta inversione di tendenza rispetto al processo di attribuzione ai Comuni di una maggiore potestà impositiva in linea con i principi fondamentali del federalismo fiscale in materia di responsabilità fiscale e trasparenza nelle scelte degli amministratori locali. Ulteriori criticità riguardano gli effetti redistributivi e, in particolare, la circostanza che l’esenzione totale comporterebbe effetti regressivi”. Infatti, l’esenzione dall’Imu sulla prima casa, ipotesi sostenuta dal Pdl, “avrebbe un effetto fortemente regressivo: il beneficio aumenterebbe al crescere del reddito complessivo”.

Service Tax e allenamento dei vincoli finanziari dei Comuni

Per la riforma dell’Imu le due ipotesi più efficaci sono la “service tax” e l’attribuzione di poteri decisionali ai Comuni. La service tax, in particolare, prevede l’esenzione dell’Imu per la prima casa, con l’abolizione della maggiorazione Tares e la rimodulazione della tassa sui rifiuti. La seconda ipotesi, invece, prevede di allentare i vincoli finanziari dei Comuni, lasciando a questi “la possibilità, nell’esercizio della propria autonomia tributaria, di ridurre il prelievo Imu per l’abitazione principale e relative pertinenze fino all’azzeramento dell’imposta, attraverso la riduzione dell’aliquota di base pari a 0,4%”.

Nel capitolo ‘pro e contro’, i tecnici del Tesoro ricordano che in tutti i Paesi dell’Unione europea esistono forme di imposizione sugli immobili che includono anche il prelievo sull’abitazione principale.

La rabbia del Pdl e di Brunetta

La mossa di Saccomanni non poteva non scatenare Renato Brunetta, presidente dei deputati del Pdl, che ha respinto il documento pubblicato sul sito del dicastero dell’Economia. “Non è più il momento delle rassegne; non è più il momento delle ipotesi. E’ ormai il tempo delle proposte: chiare politicamente, responsabili finanziariamente e utili per l’economia del nostro Paese. Ci auguriamo che arrivino quanto prima”. Renato Schifani, presidente dei senatori del partito, ha chiesto invece al premier Letta di “mantenere gli impegni assunti” perché “la decisione di abolire l’Imu sulla prima casa è politica e spetta al governo assumerla e al Parlamento approvarla”.

Il via libera a Saccomanni di Pd e Scelta Civica

Di segno opposto le dichiarazioni del Pd e di Scelta Civica. Per Marco Causi, capogruppo del Partito Democratico alla commissione Finanze della Camera, il documento di Saccomanni è l’occasione per imprimere una svolta alla discussione sulla riforma del fisco immobiliare”. Secondo Benedetto Della Vedova, senatore e portavoce di Scelta Civica, infine, “l’abolizione dell’Imu sulla prima casa sarebbe una scelta irrazionale e regressiva” e l’analisi redatta da Saccomanni offre “gli elementi per una decisione che sarà ovviamente politica”.

Il commento di Fassina

“Nei patti non c’era l’abolizione per tutti”, sottolinea il viceministro all’Economia, Stefano Fassina, sulla questione Imu, in un’intervista alla Repubblica. Dopo le polemiche di ieri, sottolinea: “Non mi pare che nulla di simile sia stato sottoscritto da Letta. E poi, mica solo col Pdl sono stati presi impegni. Anche col Pd”. Per Fassina “non ci sono le risorse per far tutto. Il Pdl vuol bruciarle per non far pagare l’Imu pure a chi ha una casa di 400 metri nel centro di Roma”.

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