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No all’integralismo, sì al popolarismo. Scelta civica secondo Dellai

Oggi non ha senso un partito di soli cattolici con obiettivi di natura confessionale, certifica il capogruppo “cattolico” di Scelta civica Lorenzo Dellai, “nessuno di noi ha intenzione di proporre un percorso di tipo integralistico”. Ma, precisa, le radici popolari “non possono essere liquidate come un dato polveroso e del passato, da riporre in archivio come qualcosa di ciò che fu”.

Linda Lanzillotta dalle nostre colonne ha detto: “No a un partiti di cattolici”. Finita la liason con l’Udc?
I rapporti tra Sc e Udc sono di buon vicinato in questo momento, come lo erano sin dall’inizio. Si tratta di due partiti diversi che hanno partecipato al medesimo progetto all’insegna dell’agenda Monti. Questa fase, abbiamo deciso tutti, deve lasciare il posto ad una squisitamente politica.

Come rafforzare la transizione da movimento civico a contenitore partitico?
Presupponendo che si aggiornino i rapporti con l’Udc. Ora è assolutamente prematuro giungere a delle conclusioni, abbiamo un congresso in autunno come d’altronde farà anche l’Udc.

Ma il futuro sarà ancora insieme?
Quello sarà affidato alle decisioni che ciascuno prenderà a proposito di questa nuova fase.

Un passaggio su cui in Sc si è aperto un dibattito acceso e intenso…
E’una discussione molto importante, incentrata proprio su quella valutazione della collega Lanzillotta: identificare un’identità culturale politica del partito. Per cui i ragionamenti espressi nelle ultime settimane vertono sul fatto che, al fine di rafforzare un partito, non sono sufficienti le proposte programmatiche, ma anche uno Statuto politico, ovvero una base identitaria. E’evidente che dentro Sc vi sono sensibilità diverse. Bisognerà verificare come trovare una buona sintesi.

E circa il partito di soli cattolici?
Neanche la Dc, in cui ho avuto l’onore di militare, di per sé era un contenitore fisso di soli cattolici. Da trentino cito il grande De Gasperi che ha sempre riaffermato i valori della laicità della politica e della responsabilità del cattolico in politica. Per cui, da questo punto di vista, dice bene Lanzillotta: oggi non ha senso un partito di soli cattolici con obiettivi di natura confessionale, ovvio che sia così. Nessuno di noi ha intenzione di proporre un percorso di tipo integralistico.

Però…
Però è anche giusto sottolineare che le tradizioni cattolico-democratiche e questo filone di tipo popolare, sono una componente fondamentale del progetto politico che abbiamo intenzione di realizzare. Quindi non possono essere liquidate come un dato polveroso e del passato, da riporre in archivio come qualcosa di ciò che fu. Sono principi e valori di grandissima attualità. Nel dibattito apertosi in Sc attorno all’identità trovo molto giusto che questa tradizione venga portata avanti.

In che modo?
Individuando punti di incontro, dare senso e peso alle parole. Penso al concetto di popolarismo, ma il tema vero oggi è rielaborare tali concetti, riproponendoli con linguaggi più adatti ai nostri tempi. Andrà fatto un grande sforzo di matrice culturale. Non dimentichiamo che abbiamo alle spalle vent’anni di banalizzazione della politica: è stata semplificata, ridotta a slogan, a puro leaderismo, a tifoserie contrapposte. Quando, invece, proprio in questi ultimi tempi la realtà sociale e civile, italiana ed europea, è diventata sempre più complessa. Un partito che si costituisse senza presidi robusti di cultura politica rischierebbe solo di essere esposto alle mode del momento.

Il direttore di Formiche, ragionando sul nuovo centrodestra, lancia la proposta di una Forza Italia Futura: quale potrà essere il ruolo di SC?
Non credo ne avrà in quella direzione. Soluzioni nuove sul piano politico rischiano di nascere sotto “l’alto patrocinio” del senatore Berlusconi, per cui penso siamo in presenza più di una ristrutturazione dell’attuale centrodestra che di una proposta radicalmente nuova. Sc dovrà lavorare a scenari innovativi e non partecipare a forme di restyling di edifici già esistenti.

twitter@FDepalo

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