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Il primo intoppo per il Giappone di Abe

Il premier giapponese Shinzo Abe ha corso in quinta per accelerare consumi e ripresa. Ma l’Abenomics, la sua politica monetaria fatta di leva monetaria ultraespansiva, indebolimento dello yen e liberalizzazioni, in misura minore, sembra deludere.

La crescita registrata nell’ultimo trimestre è comunque da record per un Paese impantanato in quindici anni di deflazione, ma meno forte del previsto. E la trappola è vicina. Lo scatto dell’Iva dal 5 all’8% previsto nell’aprile del 2014 impensierisce il premier. L’aumento potrebbe assestare un colpo mortale alla fragile ripresa, ma, soprattutto, paleserebbe le preoccupazioni del governo per l’alto debito pubblico, creando un effetto domino che abbatterebbe di nuovo la fiducia dei giapponesi. Il motore a cui si affida Abe.

I numeri sul Pil

Rallenta quindi la crescita economica del Sol Levante, che tra aprile e giugno ha segnato +0,6% contro lo 0,9% del trimestre precedente. Un tasso che si attesta a oltre il doppio della media dell’ultimo decennio, ma in calo rispetto alle attese degli analisti che avevano previsto una crescita trimestrale dello 0,9%.  E le stime sul Pil per il 2013 passano così dal 4,1 al 3,8%.

Il nodo Iva

L’economia giapponese continua a essere guidata dai consumi delle famiglie, sostenute nel morale dalla politica di rilancio del conservatore Abe. Ma i dati preliminari, spiega il Financial Times, sono sotto stretta osservazione a causa del dibattito sull’aumento dell’Iva, che ha diviso i consulenti del premier. “L’economia è cresciuta in fretta dal cambio di governo dello scorso dicembre. Intendo continuare a non dare nulla per scontato sul fronte economico!, ha detto.

Rimandare l’aumento?

Ma se il premier non ritenesse l’economia in grado di sopportarlo, Abe avrebbe il potere di rimandare l’aumento, approvato lo scorso anno e che dovrebbe entrare entrare in vigore nell’aprile del 2014. Non ha ancora spiegato su quali criteri si baserà per prendere la sua decisione ma secondo alcuni analisti il parametro fondamentale sarà la crescita del Pil, e la soglia di riferimento il 3%. “La crescita è stata meno forte delle attese. Non si può certo dire che ci siano le condizioni per aumentare l’Iva come previsto”, ha sottolineato Etsuro Honda, professore alla Shizuoka University e vicino ad Abe.

Il calo degli investimenti delle imprese

Nell’ultimo triestre, i consumi privati sono cresciuti del 3,1% e il valore dell’export del 12,5%, dati che mostrano come la corsa del mercato azionario e lo yen debole, due risultati degli stimoli fiscali e monetari dell’Abenomics, continuino a potenziare il trend giapponese. Ma gli investimenti delle imprese, un elemento cruciale per ogni economia in ripresa, è stato il pezzo mancante del puzzle economico di Abe. Un fattore che è continuato a diminuire, sebbene ad un passo meno intenso rispetto al passato, registrando un calo annualizzato dello 0,4%.

I rischi dell’aumento Iva

L’Iva dovrebbe aumentare dal 5 all’8% ad aprile 2014, uno dei due scaglioni che la porterebbero al 10% nell’ottobre 2015. Ma alcuni economisti consigliano ad Abe un aumento più graduale, dell’1% annuo per un periodo di cinque anni.

Un aumento dell’Iva può minare la ripresa soffocando di nuovo i consumi delle famiglie. E una decisione in tal senso sposterebbe l’attenzione sul contenimento del debito pubblico, che sta per toccare un valore simile al Pil di due anni e mezzo. Il debito a giugno ha oltrepassato i diecimila miliardi di dollari, ma l’ultima volta che il governo ha deciso un aumento dell’Iva, nel 1997, una recessione ha abbattuto le entrate statali aggravando ulteriormente il problema del debito.

L’altra faccia della Terra, ma con dilemmi simili a quelli del governo Letta. O forse no. Il Giappone è un Paese già in ripresa, e il dibattito si accende su un aumento dell’Iva dal 5 all’8%. 3 punti percentuali e uno scatto previsto tra circa un anno. Niente a che vedere con una misura, quella italiana, la cui deadline è già scaduta ma su cui non si è ancora deciso niente, oltre a rimandare, e che vedrebbe la soglia aumentare al 22% dal 21 attuale. Ma non solo numeri. In Giappone c’è un governo forte, che decide e che non trema di fronte a voti anticipati e autunni caldi. Quelli sì, tutti italiani.

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