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Tap, il gasdotto che farà dell’Italia l’hub energetico d’Europa

C’è l’Azerbaijan nel futuro energetico dell’Italia. Ieri il premier Enrico Letta è stato nella capitale Baku, dove ha incontrato Ilham Aliyev, presidente del Paese ex sovietico dal 2003.

LA VISITA A BAKU
Il presidente del Consiglio ha ringraziato personalmente Aliyev in merito alla decisione con cui quest’ultimo, a giugno, ha scelto di convogliare il gas estratto dall’immenso giacimento di Shah Deniz nelle condotte della Trans-Adriatic pipeline (Tap), progetto italo-greco-albanese con cui “l’oro blu” azero, dopo essere transitato attraverso la Turchia, raggiungerà l’Europa, terminando il suo tragitto di 870 km sul fondale ionico e adriatico in Italia, precisamente a San Foca, in Puglia.

Il premier Letta (a destra nella foto) con il presidente azero Aliyev

I VANTAGGI DELLA TAP
Un’occasione che – ha rimarcato l’inquilino di Palazzo Chigi – aiuterà a diversificare le fonti di approvvigionamento energetico, diminuire la dipendenza dal gas russo e spostare il cuore degli hub energetici europei rendendo l’area adriatico-jonica il centro della futura politica energetica europea. Oltre a tenere giù i prezzi dell’energia e a favorire la competitività del Paese. Gli elevati costi energetici sono tra i motivi che, secondo gli esperti, limitano il potenziale dell’economia italiana, nonché la capacità di attrarre investimenti dall’estero.

Il percorso del gasdotto Tap

GLI SCAMBI CON L’AZERBAIJAN
Un potenziale positivo che il premier Letta, seguendo la scia del lavoro intrapreso dal governo Monti, vorrebbe esprimere anche con il Paese asiatico. L’Italia è già il primo partner commerciale dell’Azerbaijan con uno scambio annuo di 6 miliardi di euro, ma la maggior parte degli scambi avviene per pagare il petrolio azero che copre il 16% del fabbisogno nazionale. Per questo il governo ha aperto a Baku un ufficio dell’Ice con il quale si cercherà di intensificare il ruolo delle aziende italiane in Azerbaijan, a sostegno delle quali arriveranno nella capitale azera gli uomini di Confindustria e dell’Ance. “L’Azerbaijan – ha detto Letta, supportato da Aliyev – è una grande opportunità per le imprese italiane”.
Un “prezzo” che l’economia azera pagherebbe di buon grado pur di allontanarsi dalla stretta orbita russa che ne ha finora, secondo alcuni osservatori, tarpato le ali.

NUMERI E RICADUTE
I numerosi vantaggi portati dal gasdotto non sembrano però sufficienti a placare la protesta del movimento organizzato No Tap, che respinge l’ipotesi di costruzione dell’impianto per paura del suo impatto ambientale.
Timori ingiustificati per Giampaolo Russo, country manager di Tap per l’Italia, che in audizione davanti alla commissione Industria del Senato il 25 luglio scorso ha chiarito alcuni aspetti.
Le statistiche – ha spiegato – mostrano che per gasdotti delle dimensioni di Tap non si verificano incidenti perché la sezione del tubo è così grande e profonda che nessuna ruspa può danneggiarla, come invece accade per le reti di distribuzione a bassa pressione“.
Il manager ha illustrato alla Commissione anche l’aspetto dei possibili impatti sul turismo: “Turismo e gasdotti convivono tra di loro: in Italia ci sono 8 località turistiche interessate dal passaggio di gasdotti e tutte hanno ottenuto il riconoscimento di Bandiera Blu, come dimostrano importanti studi”.
Anche dal punto di vista delle emissioni l’impianto di ricezione del gas non presenta criticità per Russo: “Durante le normali operazioni l’impianto non produce emissioni, potrà avvenire solo in caso di partenze e fermate rapide ma per un massimo di 160 ore l’anno, per un totale di emissioni quasi trascurabile rispetto ad altre industrie della stessa area”.
Il gasdotto Tap porterà ricadute sul territorio pugliese in termini economici e occupazionali: “Secondo uno studio di Nomisma Energia – ha illustrato il manager – il contributo di Tap avrà effetto totale, (diretto, indiretto e indotto) di 290 milioni di euro nella sola fase di costruzione fino al 2018, mentre nei cinquant’anni di fase operativa sarà di altri 380 milioni”. Numeri ai quali bisogna sommare i 2.170 posti di lavoro nella fase di costruzione, il maggiore gettito fiscale locale e la possibilità per le imprese del territorio di lavorare con l’azienda.
Un risultato raggiunto anche per il lavoro svolto in Italia da parte dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas (Aeeg) che Lutz Landwehr, Direttore Commerciale di Tap ha ringraziato per “scrupolosità” e “competenza”.

LE INCOGNITE
Tuttavia la Tap nasce già con alcune incognite. In primo luogo la celerità e la contraddizione con le quali si è archiviato un progetto come quello dei rivali del consorzio Nabucco.
Per anni, il gasdotto sponsorizzato da Bruxelles e Washington è stata la prima scelta per portare in Europa gas non russo e ridimensionare il potere di Mosca. Ma l’Unione europea ha sposato recentemente la linea dell’imparzialità e anche gli Usa, dopo la rivoluzione apportata dallo “shale gas”, hanno mutato le loro strategie, evitando di giocare questa partita da protagonisti assoluti.
In secondo luogo vi è il passaggio cruciale in cui sarà definito il prezzo cui sarà acquistato il gas azero. Solo con un costo competitivo della materia prima si potrà pensare di alleggerire i costi delle bollette energetiche delle imprese e dei cittadini italiani e fare della Penisola un vero hub energetico. I 10 miliardi di metri cubi di gas iniziali che la Tap trasporterà in Italia sono certo pochi se paragonati ai 140 miliardi che l’Europa riceve dalla Russia. Ma sono un passo nella direzione della diversificazione delle fonti energetiche, che Letta ieri ha definito “forse il più grande problema che abbiamo in Italia”. Ma complice la crisi economica, il gas portato dalla Tap rischia di non trovare un adeguato sbocco sul mercato.

Letta parla della Tap a Otto e mezzo su La7

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