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Egitto, sangue in piazza e stato di emergenza. Bilanci e scenari

La domanda più frequente tra i commentatori internazionali dopo le vittime (124 per la France Presse, duemila per i Fratelli Musulmani) è: adesso cosa accadrà alla debole politica egiziana? Il massacro della folla, con la morte anche di un cameraman di Sky non sia l’ennesima occasione persa dalla timida Europa, abbozzano i primi commenti sui quotidiani del Paese.

Campo di battaglia
E’ nelle strade intorno al Rabaa al-Adawiya, la moschea nella zona nord-est del Cairo, che il sangue ha iniziato a scorrere. Lì migliaia di sostenitori del presidente Morsi hanno organizzato un sit-in nelle ultime sei settimane. Lì agenti della polizia antisommossa, indossando maschere antigas accucciati dietro veicoli blindati, hanno iniziato il lancio di lacrimogeni, mentre copertoni in fiamme inviavano pennacchi di fumo nero nel cielo. Lì, nei pressi di un obitorio di un vicino ospedale, un reporter della Reuters ha contato 29 corpi esanimi, tra cui quello di un ragazzo 12enne.

Ma l’escalation del Cairo pare stia contagiando anche altre città, come Minya, Assiut e Alessandria. Diciassette persone sono state uccise nella provincia di Fayoum a sud del Cairo, mentre altri cinque sono morti a Suez. Mentre i Fratelli Musulmani invitano i cittadini a manifestare in piazza, le autorità statali hanno dichiarato “lo stato d’emergenza dalle 14 ora di Greenwich” (le 16 in Italia) e “per la durata di un mese”.

Mohamed El-Beltagi
E’ lui uno dei leader del movimento dei Fratelli Musulmani con il maggior carisma, che parla con la stampa internazionale e dà direttive ai suoi. Era alla testa del gruppo di proteste contro le forze armate che hanno deposto Morsi. Racconta ai microfoni della Reuters: “Giuro su Dio che se rimanete nelle vostre case, Abdel Fattah al-Sisi imbroglierà questo paese in modo che diventi come la Siria. Abdel Fattah al-Sisi spingerà questa nazione ad una guerra civile in modo che egli potrà sfuggire alla forca.”

Giornalisti uccisi
Tra le vittime spiccano due giornalisti: Habiba Ahmed Abd Elaziz (26 anni), giornalista di Gulf News proveniente dagli Emirati Arabi, e il cameraman britannico Mick Deane, da 15 anni lavorava nelle sedi di Sky a Washington e a Gerusalemme. Subito dopo la notizia, le due emittenti hanno diffuso le loro immagini.

Coprifuoco
Le autorità egiziane hanno imposto il coprifuoco dalle 19 alle 6 in diverse province del Paese. Lo ha annunciato la tv di stato. Mentre si segnala l’assalto alla Biblioteca di Alessandria come riferisce il canale satellitare egiziano Nile Tv. La polizia e l’esercito hanno predisposto posti di blocco sulle strade di tutto il Cairo International Airport. Sarebbe una precauzione dopo il violento sgombero del campo di protesta degli islamici in città, ha detto un dipendente della società aeroportuale. Alcuni voli sono partiti in ritardo, perché i passeggeri sono stati fermati ai posti di blocco.

Prime reazioni
Ban Ki-Moon, segretario generale dell’Onu, ha condannato le violenze della polizia contro i manifestanti egiziani fedeli al presidente destituito Mohamed Morsi. E lancia un ennesimo appello alla “riconciliazione inclusiva, perché la violenza, usata da qualsiasi delle parti, non è la risposta alla crisi egiziana”. L’Ue ha esortato le autorità egiziane a dar prova di moderazione nei confronti dei seguaci di Morsi. Le relazioni di morti e feriti sono molto preoccupanti, ha detto la commissaria Catherine Ashton: “Abbiamo ancora una volta sottolineato che la violenza non porterà ad una soluzione”. Chiede l’intervento delle Nazioni Unite e della Lega Araba il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan, secondo cui occorrono misure immediate necessarie per “fermare il massacro”. Il presidente turco Abdullah Gul ha descritto le azioni delle forze di sicurezza egiziane contro rimorchio Mursi come totalmente inaccettabili.  Il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle ha chiesto ufficialmente al governo di transizione egiziano di calmare la situazione.

twitter@FDepalo

 

 

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