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Chi lavora per l’amnistia post Berlusconi

Il tema della decadenza politica di Silvio Berlusconi a seguito della condanna nel processo Mediaset è sempre più centrale nel dibattito politico interno al centrodestra, e non solo.

Se da un lato i falchi del Pdl premono per tornare quanto prima alle urne e consentire così al loro leader di difendersi nel modo che gli è più congeniale, dall’altro c’è chi predica prudenza e sonda strade alternative che mettano una “toppa”, anche se temporanea, al destino incerto dell’ex premier.

In quest’ottica si allarga il fronte dell’amnistia, che fa sempre più proseliti tra i moderati che vogliono coniugare responsabilità di governo, lealtà a Berlusconi e capacità di manovra autonoma.

L’ipotesi caldeggiata dagli ex Dc suscita anche curiosità. Molti osservatori vi hanno ritrovato analogie tra le recriminazioni del leader radicale Marco Pannella e persino nel provvedimento di condono delle pene proposto nel 1946 dall’allora ministro di grazia e giustizia comunista Palmiro Togliatti.

IL FRONTE SI ALLARGA
La tela è tessuta con vigore, ad esempio, da Mario Mauro (riferimento di Cl a maggior ragione ora che è ministro della Difesa), Franco Frattini (ex Pdl e già presidente della fondazione De Gasperi) e dal Guardasigilli Anna Maria Cancellieri (l’ex prefetto di Bologna è un tecnico ma considerata in buoni rapporti politici con il bolognese Pier Ferdinando Casini), che proprio ieri, in un dibattito al Meeting di Rimini, non aveva escluso l’ipotesi di un condono giudiziario, resosi necessario anche anche a fronte dei pressanti appelli dell’Europa per porre rimedio al sovraffollamento delle carceri.

Politicamente il provvedimento di clemenza servirebbe per ricostruire un ponte che riunisca i moderati del Pdl (Maurizio Lupi, Gaetano Quagliariello, Beatrice Lorenzin, Maria Stella Gelmini, Fabrizio Cicchitto) con i moderati che si erano allontanati dal Cavaliere (Pier Ferdinando Casini, Mario Mauro, Franco Frattini, Beppe Pisanu).

LA RILUTTANZA DEL PD
Contrario per ora il Pd, già scettico all’utilizzo dello strumento senza una revisione complessiva del sistema della giustizia, ma contrario anche perché timoroso che la tempistica di una misura del genere potrebbe sembrare agli occhi del suo elettorato un provvedimento ad personam nei confronti del leader del centrodestra.

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