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La politica di Erdogan chiude all’accordo energetico con Israele. Russia e Iran festeggiano

Mediterraneo

La retorica anti israeliana del primo ministro turco Recep Tayyp Erdogan (nella foto) rischia di minare la sua ambizione di fare della Turchia un importante hub regionale per l’energia, mantenendo la sua dipendenza da Russia e Iran. La ripresa della tensione bilaterale rende infatti difficile concludere il negoziato in corso fra la società israeliana Delek Group e la turca Zorlu holding per un gasdotto fra Israele Turchia, interessante anche per il mercato europeo.

Delek Group è una delle società che stanno sviluppando i giacimenti di gas israeliani off-shore Tamar e Leviathan. Il governo israeliano vuole destinare all’esportazione 14mila miliardi dei 33mila miliardi di metri cubi delle riserve stimate. Secondo una fonte del governo israeliano citata da Bloomberg, nella seconda metà di questo decennio vi potrebbero essere esportazioni per circa 10 miliardi di metri cubi l’anno attraverso la Turchia. Ma la mancanza di stabilità politica nei rapporti fra i due Paesi rende difficile finalizzare l’accordo per la costruzione di un gasdotto sottomarino.

Erdogan ha affermato di avere le prove del coinvolgimento israeliano nel golpe militare in Egitto. Una dichiarazione che è stata smentita dal Cairo e condannata da Washington. E che ha raffreddato nuovamente i rapporti fra Turchia e Israele, rischiando di allontanare la ripresa dei rapporti diplomatici interrotti nel 2010, avviata dopo una mediazione americana. Ad eccezione dei contratti militari cancellati, il gelo fra i due Paesi non ha avuto conseguenze economiche: negli ultimi due anni il commercio bilaterale è cresciuto del 18%. Ma costruire un gasdotto è un’altra cosa.

(fonte: Adnkronos/Bloomberg)

Turchia: esplode lo scontro fra laici e l’Islamismo di Erdogan (fonte video: Repubblica Tv)

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