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Letta salva le casette al mare. Nonostante Saccomanni

Vi immaginate il proprietario di una seconda casa, magari un appartamentino al mare comprato con sacrifici, affittato regolarmente ma solo per un mese all’anno per coprire le spese, che si ritrova a pagarci non una, non due, ma ben tre tasse? Non è fantascienza fiscale, ma un prodotto di una delle bozze di riforma della tassazione sulla casa che abolirà l’Imu.

Sulla seconda casa sfitta, dicevamo, secondo questa versione della riforma uscita dal ministero dell’Economia avrebbero dovuto gravare tre tasse. L’Imu, che sulle abitazioni diverse dalla “principale” non è mai stata messa in discussione. Poi la Service tax, dal 2014, che comprende servizi divisibili e indivisibili. Cioè una vecchia Tarsu più un altro 30%. Infine il ritorno dell’Irpef. In altre parole: la rendita teorica della casa che finisce per il 50% nell’imponibile ed è sottoposta ad aliquota marginale dell’imposta sui redditi e relative addizionali. Un salasso da nababbi per un “lusso” da classe media.

Era un pezzo della riforma della tassazione della casa avviata dal consiglio dei ministri del 28 agosto e che sarà conclusa con la legge di stabilità, in ottobre. La vera copertura, circa un miliardo, per la esclusione quasi totale delle prime case dal pagamento dell’Imposta municipale, vecchia e riformata. La voce di un ritorno dell’Irpef sulle seconde case circolava da mercoledì, giorno del consiglio dei ministri. Ma nessuno ci credeva.

Oggi, venerdì il Corriere della Sera ci apre la prima pagina, monta la polemica, ma nello stesso giorno il capogruppo Pdl alla Camera Renato Brunetta in una mia intervista al Giornale dice che è una balla. Nel primo pomeriggio la smentita di Palazzo Chigi: “Tali indiscrezioni evidentemente si riferiscono a bozze circolate nei giorni scorsi e che non faranno parte del provvedimento che sarà in Gazzetta Ufficiale“.

Eppure, stamattina, venerdì, da via XX settembre la confermavano. Come minimo è il segnale che tra Palazzo Chigi e il superministero di Fabrizio Saccomanni, c’è qualche problema di comunicazione.

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