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Le tre preoccupazioni di Israele sulla Siria. Parla Ottolenghi

“Sbagliano quelli che cercano di accostare la vicenda siriana al tormentato processo di pace tra Israele e Palestina. Sebbene la vicinanza geografica potrebbe essere un esplosivo filo conduttore, Israele non gioca nessun ruolo nella risoluzione, sia politica o armata, della guerra in Siria”.

In un’intervista con Formiche.net, Emanuele Ottolenghi, senior fellow della Foundation for Defense of Democracies, sostiene che Israele non c’entra con la vicenda siriana. “Israele ha solo tre preoccupazioni riguardo al conflitto: primo, che la Siria non trasferisca armi (sia convenzionali che non) a Hezbollah; che le parti nel conflitto siriano non cerchino di trascinare Israele lanciando attacchi sul Golan o dal sud del Libano; e che non si crei un vuoto che poi venga sfruttato da forze radicali come al-Qaeda, come sta accadendo nel Sinai”, ritiene l’esperto.

Ma questa mancanza di partecipazione non significa che Israele sia immune agli effetti di avere una guerra a pochi chilometri. Per l’analista, gli scontri tra i ribelli al regime di Assad e l’esercito siriano “stanno trascinando l’intero Levante in un’orgia di violenza settaria con gravi rischi di allargamento regionale a cagione di un mancato intervento occidentale che potesse impedire l’escalation già avvenuta”.

C’è speranza di arrivare ad una soluzione politica? “Troppo tardi. Tra Srebrenica e Dayton ci sono i bombardamenti Nato. Lo stesso vale per la Siria”, crede Ottolenghi.

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