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Come intralciare benedetti investimenti stranieri. Il caso Medoil

La società Medoil si occupa di esplorazione e produzione di idrocarburi. Nel 2008 ha avviato le prime perforazioni per l’estrazione di idrocarburi nell’Adiatico, davanti alle coste dell’Abruzzo, bloccate nel 2012 dopo il disastro petrolifero nel Golfo del Texas. Il progetto è tuttora fermo a causa di un blocco posto dal Ministero dell’Ambiente e di cui Chicco Testa, consigliere di amministrazione Medoil, chiede conto in una lettera pubblicata dall’Espresso.

Il blocco del ministero dell’Ambiente al progetto “Ombrina Mare”

L’ex presidente dell’Enel Chicco Testa – racconta lui stesso nella missiva inviata al settimanale – è stato contattato dalla società inglese Medoil per far parte del suo Consiglio di’amministrazione. Testa, dopo aver constatato che le politiche del governo italiano puntano sull’aumento delle estrazioni petrolifere e che la procedura VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) per la realizzazione del giacimento era regolarmente in corso, ha accettato l’incarico senza fare i conti, però, con gli scossoni politici che hanno investito l’Italia in quei mesi, racconta. Il ministro dell’Ambiente è cambiato (da Corrado Clini a Andrea Orlando) e così anche le sorti del progetto “Ombrina Mare“. “La procedura VIA – scrive Testa – si è conclusa positivamente con ben due pareri favorevoli e con la proposta di Decreto che era già sul suo tavolo quando quando Lei ha assunto l’incarico di Ministro dell’Ambiente. Ma Lei questo decreto non l’ha mai firmato”, scrive rivolgendosi a Orlando.

Nuove autorizzazioni per rinviare l’avvio dei lavori

“Oggi, secondo Lei – continua Testa – non basta più il VIA, ma ci vuole anche l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) che 10 mesi fa il Suo Ministero aveva stabilito, e scritto, non essere necessaria per l’avvio del progetto. […] Una decisione che io considero un abuso di potere, oltre che il rifiuto ad assumersi le proprie responsabilità di Governo”. Testa sostiene la non legittimità del nuovo regime di autorizzazioni imposte per l’avvio del progetto e annuncia che la società Medoil procederà con il ricorso al Tar, “la sola arma che le Aziende ormai hanno in questo Paese per difendere i loro legittimi interessi”.

Le influenze della politica locale

A cosa è dovuto il cambiamento di prospettiva del Ministero dell’Ambiente nei confronti di “Ombrina Mare”? Chicco Testa non crede alla necessità di maggiori assicurazioni sull’impatto ambientale richieste attraverso l’AIA. “Sottovoce mi è stato anche detto che le ragioni dei rinvii sono le prossime elezioni regionali abruzzesi e le opposizioni che in loco si sono manifestate”. Il giacimento petrolifero – situato a quattro miglia marittime dalla costa abruzzese – “prevede 300 milioni di euro di investimenti, centinaia di posti di lavoro, un indotto importante”, precisa Testa. È singolare che il governo Letta, la cui priorità sarebbe l’occupazione, non incentivi progetti che concretamente portano lavoro anzi che limitarsi a parlare del lavoro come un entità astratta.

Tutela o speculazione ambientale?

Sostiene, infine, Testa: “Siamo noi (in Italia n.d.r) che speculiamo sull’ambiente per asservirlo agli interessi partitici ed elettorali. Il prezzo lo pgano i lavoratori e il nostro Paese, la cui la credibilità verso chi ancora è disposto a investirvi è ormai ridotta al lumicino”. E fa un paragone con chi porta la carta dell’impatto ambientale, quello dell’Emilia Romagna, in cui “ci sono 5 volte le piattaforme petrolifere presenti in Abruzzo e acque molto più pulite”. Cosa cambia? La volontà di far funzionare i sistemi depurativi nel modo corretto, incentivando così il turismo che in Emilia è enormemente più sviluppato.

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