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Intesa, Unicredit e Mps, quando i banchieri barano. Report Cgil

I sindacati italiani bisticciano con le banche. Alla base delle frizioni c’è la scelta dell’Abi, ufficializzata ieri, di disdire anticipatamente il contratto collettivo dei bancari che scade a giugno 2014.

LE RAGIONI DELL’ABI
Nella lettera, l’associazione fa riferimento all’evoluzione della crisi economica che ha portato il Paese in uno stato di “recessione particolarmente grave, con un Pil che risulta in contrazione a partire dal terzo trimestre del 2011“. Uno scenario che non renderebbe più sostenibile l’attuale sistema e che renderebbe necessarie nuove misure per agevolare la flessibilità in uscita e una più snella organizzazione del lavoro.

L’OPPOSIZIONE DEI SINDACATI
Opzioni che le parti sociali non ritengono giuste e che, secondo fonti interne alle rappresentanze dei lavoratori, hanno dato il via a “un percorso di mobilitazione” che porterà a “uno sciopero“.

LO STUDIO DELLA FISAC
L’opposizione dei sindacati nasce soprattutto dalla non condivisione delle ragioni dell’Abi. In un recentissimo studio della Fisac, la federazione della Cgil del settore bancario, si evidenzia come “i risultati del 1° semestre 2013 evidenziano le consistente flessione dei ricavi da interessi“, non riconducibile dunque a un peso del personale e che anzi, “si registra nello stesso periodo una accelerazione nella riduzione dei costi operativi totali (i livelli di giugno sono i più bassi da inizio 2009). Inoltre, l’imponenza delle rettifiche sui crediti – in termini di qualità e dinamica – compromette il risultato netto di periodo che tuttavia migliora, nel confronto col primo semestre del 2012“.

TRIMESTRI IN CRESCITA, MISURE INGIUSTIFICATE
In altre parole, commenta il sindacato guidato da Susanna Camusso, “l’esposizione dei dati per trimestri “corregge” in parte la “cupa” visione delle componenti reddituali del campione dei gruppi considerati, precedentemente osservati a livello di aggregato semestrale“.
Si notano dinamiche positive dia dal lato dei ricavi da interessi sia da commissioni e proventi di natura finanziaria. “I ricavi totali“, scrive la Fisac ridimensionando l’allarmismo dell’Abi, “paiono orientati ad un recupero in termini di crescita dei livelli già raggiunti in passato“. Anche perché, chiosa infine il rapporto mettendo insieme i dati a sua disposizione, “la progressiva e costante riduzione dei costi operativi insieme alla recuperata e tendenziale crescita dei ricavi totali, consente di registrare un risultato di gestione pre-rettifiche che “punta” verso l’alto da tre trimestri consecutivi“.

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