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Renzi sarebbe disposto a chiudere l’aeroporto di Firenze?

Matteo ha iniziato a fare politica leggendo un libro di Walter. Walter adesso sta con Matteo, lo sosterrà. Matteo vuole riprodurre l’effetto 2008. L’atmosfera, quasi wagneriana, della cavalcata di Walter, sconfitto solo per un soffio. – Meglio una bella sconfitta che una brutta vittoria – ma diciamolo sottovoce. Vuoi mettere, Walter fece comunque una grandissima rimonta. Colpa di qualche buca, troppo poco asfalto a quei tempi, che rallentò il pullman. Walter dovette far tutto di corsa anche un po’ per colpa sua, essendo stato lui a provocare la caduta del governo Prodi dicendo troppo apertamente quello che pensava del leader di Ceppaloni, una delle tante bizzarre stampelle della coalizione del centrosinistra di allora.
Walter, in poco tempo, seppe però creare un grande movimento, restituire bellezza alla politica. Afef aveva fatto l’endorsement a Walter. Andava girando con la spilletta “Io sto con Walter”. Ecco. Quando si dice: “la bellezza della politica”.
In molti hanno un po’ di paura a dirlo ma Matteo ha le carte per essere il nuovo Walter. Hanno paura perché subito le mani vanno sopra la patta, agli scongiuri, perché questa volta ci sono tutti i presupposti per vincere. Paolo Pagliaro, leggendo gli aruspici di Demopolis, lo ha detto chiaramente: sebbene l’elettorato oggi è schierato praticamente come a Febbraio dello scorso anno, l’ingresso in campo di Matteo Renzi è uno dei fattori che può produrre importanti modifiche nelle percentuali. A maggior ragione se “il candidato dello schieramento a noi avverso”, come diceva Walter, è fuori dalla scena. INCANDIDABILE. Ecco. Questa volta si vince e si vince bene.
E a lanciare la volata al Cipollini della politica in maniche di camicia bianca inamidata e i jeans da bel democratico da lungomare di Cape Cod, altro che Forte dei Marmi, è Oscar Farinetti che, giusto oggi, ha infiammato la Bologna industriale dicendo che il paese, l’Italia intendo, in dieci anni può diventare la locomotiva d’Europa. Già, basta attirare il doppio dei turisti, ospitandoli e dandogli da mangiare. Farinetti è un imprenditore di successo e si può permettere di tirare la giacchetta dei suoi colleghi. Dice bene quando rimprovera un eccessivo immobilismo della classe imprenditoriale nostrana ricordando che l’Italia conta numericamente solo lo 0.83 % del mondo.
Diverso è però il discorso se Farinetti parla alla politica perché, se certamente la politica nostrana è il simbolo dell’immobilismo, bisogna anche misurare la portata delle sue idee all’interno di un orizzonte che deve contenere tutti. A me rimane difficile da capire come convertire migliaia di cassaintegrati in deroga, deroga che dura ormai da anni, in camerieri, portieri di notte, pizzaioli e addetti alle pulizia delle camere di albergo. Mi è difficile capire come si inquadra la visione di Farinetti, che certamente dal suo punto di vista di grande ristoratore e di grande distributore di prodotti enogastronomici del made in Italy è vincente, con le mille contraddizioni nella politica dei trasporti e delle infrastrutture di questo paese.
Non abbiamo praticamente più una compagnia di bandiera. Abbiamo un sistema aeroportuale coerente con l’Italia dei Comuni e delle Signorie. Gli aeroporti sono tanti quanto le questure! E l’Alta velocità non passa da nessun aeroporto, meglio la miriade di pullman e navette che per vomitare i turisti alle destinazioni finali impiegano lo stesso tempo che ha impiegato Easyjet a portarli in Italia. Ecco. Non so se a Oscar Farinetti piace di avere l’aeroporto vicino alla sua Alba, quello sussidiato di Cuneo Levaldigi, oppure se considera un aeroporto internazionale presentabile quello de La Malpensa.
Matteo Renzi che certamente piace all’ideatore di Eataly, deve spiegarci come farà a far andare d’accordo le idee di Farinetti con quelle del suo guru economico Yoram Gutgeld. Un McKinsey boy. Se andate a vedere le aziende italiane dove è passata McKinsey, scoprirete che ci sono Alitalia, le grandi Banche e molti grandi gruppi assicurativi. Riccardo Ruggeri che è un acuto osservatore della politica e del mondo delle imprese a Formiche poco tempo diceva: “Basta vedere chi siede nei piani più alti delle nostre imprese e dei cda di banche e assicurazioni. Hanno tutti lo stesso curriculum: laurea in alcune università prestigiose, master in altre ben selezionate, poi diventano assistenti di amministratori delegati di cui prenderanno il posto domani, per perpetuarne gli stessi interessi. Ma non sanno niente del mondo e quando li metti a capo di un’azienda, è chiaro che questa sia destinata a fallire”. Se Gutgeld ha lavorato come consulente di queste società, come può suggerire a Renzi soluzioni che siano compatibili con il dinamismo di un Farinetti che molti vorrebbero già Ministro dello Sviluppo Economico?
Il timore è che Renzi si stia concentrando troppo su come comunicare il suo programma sottintendendo troppi “ma anche”, di veltroniana memoria, che alla resa dei conti lo imbriglieranno nella stessa palude in cui sono caduti tanti suoi predecessori. Persino Silvio Berlusconi, il candidato dello schieramento avverso.
Purtroppo quello che ci frega tutti è quest’epoca. L’epoca del presentismo. Dove tutto è diventato comunicazione. Dove l’azione, svuotata dalle ideologie, senza morale, liquefatta dal relativismo endemico in ogni campo, fin nel sacro, è diventata utopia.
Dove “fatto” da participio passato è diventato sostantivo buono solo per le dichiarazioni.
Renzi sarebbe disposto a chiudere l’aeroporto di Firenze? Sarebbe pronto a chiudere la metà degli uffici del catasto? A ridurre del 50% i dipendenti di Agenzia delle Entrate e dell’Agenzia delle Dogane? Ha il coraggio di smarcare il PD dalla Camusso? C’è una macchina burocratica e organizzativa dello Stato tremendamente lunga e elefantiaca fatta di funzionari e burocrati che conoscono le leve per rimanere al loro posto che fanno muro verso il cambiamento, qualunque cambiamento.
Se Renzi vuole cambiare l’Italia è come quello che al Tresette a chiamare prende le quattro carte da terra e gioca da solo. Deve avere i punti in mano. Renzi, ha le carte per imporre certe soluzioni drastiche e indigeste a molti? Per cambiare le cose bisogna fare come per la Costa Concordia: iniziare i lavori al mattino ma finirli di notte. Di notte, mentre nessuno vede.

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